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quale probabilmente si fece verso la metà del secolo decimoquarto. Poichè allora, oltre l’incertezza nella quale trovavasi la signoria de’ Visconti, anche l’interdetto avrà impedito questi onori funebri; molto più a Stefano Visconti, scomunicato, perchè figlio di Matteo, quantunque egli non abbia mai avuto parte nel governo dello Stato e nelle dispute col papa. Quel mausoleo merita d’essere osservato, per avere idea della magnificenza de’ Visconti in que’ tempi; e in quella chiesa medesima merita più d’ogni altra cosa osservazione il nobilissimo deposito di marmo in cui stanno le reliquie di san Pietro Martire; opera che è delle prime e delle più antiche per servire d’epoca al risorgimento delle arti, e da cui si può conoscere quanto fossero già onorate e risorte verso la metà del suddetto secolo decimoquarto. Le figure e i bassirilievi sono di un artista pisano, che travagliò con una maestria e grazia affatto insolita a’ suoi tempi.
Galeazzo I fu liberato dal forno (che tal nome aveva l’orrido carcere di Monza) il giorno 25 di marzo 1328. Furono parimenti resi liberi Luchino, Giovanni ed Azzone. Egli per più di otto mesi aveva dovuto soffrire que’ mali istessi che aveva immaginati per gli altri. S’incamminò nella Toscana, per ricovrarsi presso dell’amico e benefattore Castruccio; ma nella prigionia aveva tanto sofferto, che in Pescia, nel contado di Lucca, morì il giorno 6 d’agosto dell’anno 1328, all’età d’anni cinquantuno. Cinque anni durò la combattuta signoria di Galeazzo I; giacchè, dopo il principio di luglio del 1327, da che fu posto in carcere, nulla gli rimase più che fare nel governo. Il Corio ce lo descrive di statura mediocre, di bella carnagione, di faccia rotonda, e robusto della persona; ei lo qualifica liberale, magnifico, coraggioso, prudente,