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Guglielmo Monforte. Così diede nuova forma al governo della città; mentre i tre fratelli ed un nipote giacevano nello squallore della torre di Monza, e Marco, confuso, negletto, e forse disprezzato, languiva nella folla de’ cortigiani che accompagnavano Lodovico a Roma. L’annientamento della sua famiglia di riverbero aveva abbassato Marco Visconti, il quale, non avendo più speranza alcuna di rialzarsi col favore di Lodovico, si rivolse a Castruccio Antelminelli, signore di Lucca, uomo potente e celebre nella storia di que’ tempi, ed amico de’ Visconti; e col di lui mezzo ottenne dall’imperatore, debole e bisognoso di soccorso, la liberazione de’ suoi congiunti, i quali erano in Monza, custoditi da truppe bavaresi. Marco tentò poi di avere una sovranità sulla città di Pisa, ma gli andò il colpo a vuoto. Egli ritornossene a Milano, sempre impetuoso ed impaziente di non vedervisi sovrano; sin tanto che, il giorno 8 di settembre dell’anno 1329, cadde da una delle finestre della corte ducale, alcuni dicono dopo di aver sofferta una morte violenta, e l’Azario dice, de cujus morte certum ignoratur.
Si cerca come siasi fatta l’incoronazione di Lodovico in Milano, poichè trattavasi di consacrare uno scomunicato in una città posta all’interdetto. L’arcivescovo Aicardo era assente; e, come aderente al papa Giovanni XXII, non avrebbe mai osato di venire a Milano nel tempo in cui vi si trovava il re de’ Romani Lodovico. Bonincontro Morigia, autore che allora vivea ci dice che Lodovico creò arcivescovo di Milano Guido Tarlati, vescovo di Arezzo, e che questi lo incoronò, assistendovi alcuni pochi vescovi; cioè Federico Maggi,