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Non poteva piacere al papa la signoria de’ Visconti per le ragioni che altrove ho indicate. Il papa, sebbene rifugiato nella Francia, sempre aveva in vista l’Italia. Dopo la morte di Enrico di Lucemburgo gli elettori nella Germania formarono due partiti, e furono incoronati re di Germania e de’ Romani Federico d’Austria e Lodovico di Baviera. Il papa Clemente V aveva inalberata una pretensione, che fu poi cagione di una lunga guerra fra l’Impero ed il Sacerdozio. Pretendeva quel papa che il giuramento che solevano gl’imperatori pronunziare nella incoronazione fatta dal sommo pontefice, fosse un giuramente di fedeltà e di vassallaggio. (1317) Questa opinione la sosteneva anche il suo successore Giovanni XVII; e in conseguenza spedì, l’anno 1317, due frati nella Lombardia, i quali in di lui nome dichiararono invalide le elezioni di Federico e di Lodovico: pubblicarono vacante l’Impero, e comandarono che non ardisse alcuno di arrogarsi il titolo di vicario imperiale. La cosa era chiara che si aveva di mira Matteo Visconti, la cui pieghevole politica non urtava mai, e secondava anzi i tempi. Matteo cessò di chiamarsi vicario imperiale, e assunse il titolo di signor generale di Milano e suo distretto. Forse il papa e l’arcivescovo Cassone della Torre si aspettavano minore compiacenza; e quindi speravano un pretesto per venire ad un’aperta rottura. Matteo, da saggio, abbandonò una parola, per non compromettere la dominazione. L’arcivescovo era esule; ma non sappiamo che potesse darsene colpa a Matteo; poichè forse non v’era atto di autorità che lo allontanasse dalla diocesi, in cui non si credeva però sicuro l’arcivescovo, sotto la signoria