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da un vescovo. Con essi si accompagnò Galeazzo, e fece in modo che s’introdusse nella città un corpo di Austriaci acquartierati a San Simpliciano, che allora esisteva fuori delle mura. Accadde in tale occasione che il duca Leopoldo d’Austria, passando in mezzo a questi popolari tumulti, nelle vicinanze della chiesa di San Marcellino corse pericolo d’essere trasforato da una lancia; se un suo fedele non avesse spronato il cavallo, e, postosi di mezzo, salvata la vita a questo giovine principe, glorioso ascendente dell’augusta casa d’Austria. La lancia fortunatamente passò fra le vesti del generoso suddito, senza nocumento di Leopoldo.

I Torriani in quel giorno perdettero per sempre la patria, da cui vennero proscritti; e sempre dappoi riuscirono vani gli sforzi che posero in opera per ritornarvi. Così terminò la dominazione de’ Torriani, la quale interrottamente durò anni trentatrè, cominciando da Martino, che, nel 1247, intraprese a reggere il popolo, e lo resse per anni sedici, poscia Filippo, per anni due, indi Napoleone ossia Napo, per anni dodici, poi (dopo l’intervallo di Ottone Visconti e di Matteo), Guido della Torre lo resse per anni tre sino al 1311, il che forma il periodo di trentatrè anni. Non ho interrotto il racconto di questa interessante serie di avvenimenti colle frequenti citazioni; perchè l’epoca è assai nota, quantunque gli autori raccontino variamente le circostanze. Chi bramasse di esaminare il fatto dalla sorgente, vegga il tomo XII della Raccolta Rerum Italicarum; Bonincontro Morigia, Cronaca di Monza; Giovanni Villani,