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e per tutta la Lombardia, con mero e misto imperio, come lo aveva lo stesso re de’ Romani. L’accorto Matteo si alzò, si mostrò sorpreso, e protestò ch’egli non accettava quella sublime dignità, salvochè il consiglio generale non l’ordinasse. Il che fu immediatamente determinato da quel consiglio, scelto da Matteo medesimo, mutabile ogni anno, e che si pretendeva che rappresentasse il volere de’ cittadini, dai quali non aveva ricevuta veruna commissione. Il consiglio supplicò Matteo ad accettare la dignità. Nè meno accorto si dimostrò Matteo nel fare in modo che in quel diploma medesimo l’imperatore assai onorevolmente confermasse tut’i privilegi della nostra città; la qual graziosa conferma dispose i cittadini a giurare volentieri fedeltà all’imperatore, e indirettamente al suo vicario. Spedì Matteo i suoi legati per la Lombardia, per essere riconosciuto rivestito del potere imperiale. Ma non tutte le città fecero loro facile accoglienza. Le città di Lodi, di Crema ed alcun’altra avevano anzi fatto lega co’ signori della Torre, per bilanciare la potenza del Visconte. Matteo prudentemente pensò a farsi confermare dai Milanesi per altri cinque anni capitano del popolo, per togliere ogni odiosità al nuovo titolo, e riconoscere sempre temporaria e dipendente dal consiglio la signoria esercitata. Tale era il carattere di Matteo; l’uomo che meglio di ogni altro seppe adattarsi ai tempi e cavare profitto dalle circostanze.

(1298) Il successore del deposto imperatore Adolfo, cioè Alberto re de’ Romani, innalzato l’anno 1298, confermò a Matteo Visconti il diploma di vicario imperiale, che quattro anni prima aveva ottenuto. Il titolo che si dava a Matteo era al magnifico ed egregio uomo il signor Matteo de’ Visconti. Varie città,