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curare jussit. Cercava, coll’orribile argomento delle torture, quell’arcivescovo di schiarire i molti sospetti. Era in somma un cattivo principe; come lo sarà sempre un uomo pauroso e potente. La città sentiva il peso d’un tal nuovo governo. Era probabilmente vicina una strage, se l’arcivescovo Ottone opportunamente non si piegava, abbandonando ogni cura civile a Matteo Visconti, suo pronipote, capitano del popolo, e creato podestà l’anno 1288. Ottone sopravisse ancora sette anni oscuramente, pieno di paura della morte, ed attorniato da’ medici, i quali non l’abbandonavano mai; e coll’assistenza di essi, all’età di ottantotto anni, morì, il giorno 8 agosto 1295, a Chiaravalle. Il tumulo di quest’Ottone, il primo de’ Visconti che ebbe la signoria di Milano, sta nel coro del Duomo, ove fu trasportato dalla vecchia chiesa di Santa Tecla. L’arca viene sostenuta da due colonne; e vi si legge l’epitaffio dell’arcivescovo Giovanni Visconti, postogli da poi, allorchè venne tumulato nella stessa tomba di Ottone. La signoria di Ottone durò circa undici anni. Egli nulla fece che meriti d’essere dalla storia ricordato con lode. Si può dire in sua discolpa ch’egli dominò fra le turbolenze. Ma la mancanza di fede commessa col marchese di Monferrato, scacciandolo dalla signoria di Milano, prima che i dieci anni finissero, è un tratto d’aperta ingiustizia che non ha discolpa. Così non si doveva da lui tradire un principe coll’assistenza del quale era stato liberato dalle mani de’ Torriani nemici. La fede mancata a Guido Castiglione, dopo appena giurata concordia con lui, introducendo degli uomini travestiti in Castel Seprio, e con tradimento