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ex controversia qua per injuriam gens Mirabilia priorem Pontidae premere videbatur; e così, per il fatto d’un casato, si maledisse tutta la città. La storia tutta di que’ tempi ci prova l’abuso di ogni cosa sacra. Ho detto che Ottone Visconti diede la signoria di Milano al marchese di Monferrato: non però la diede violando le apparenze della libertà, poichè anzi ne ottenne l’adesione del pubblico consiglio; e mentre comandava il marchese, si continuarono ogni anno a creare due magistrati, uno col nome di podestà, e l’altro con quello di capitano del popolo, e sempre si eleggeva il consiglio degli ottocento; consiglio, come ho detto, mutabile ogni anno, e che non rappresentava la città ed il popolo che per mera apparenza, perchè composto da membri non eletti del popolo. Il signore creava il podestà, e il capitano del popolo; i quali, siccome dissi, giuravano obbedienza a lui; e il podestà e capitano creavano il consiglio. La città era realmente priva di libertà; soggetta a signorie temporarie del marchese d’Incisa, del marchese Pelavicino, del marchese di Monferrato: ma le fazioni interne erano almeno frenate e non rimanevano da soffrire che gl’insulti d’un solo, sempre da principio cauto nel celare l’abuso del potere, non solo, ma persino la di lui ampiezza. Ne’ tempi de’ quali trattiamo, mentre il marchese di Monferrato godeva la signoria di Milano, si creò il Tribunale di Provvisione, ossia dodici sapienti uomini che presedevano alla provvisione del comune di Milano. Ciò viene dall’erudito conte Giulini fissato all’anno 1279, e quel tribunale e il