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un dittatore. Si è già veduto nel capitolo precedente come Pagano della Torre dominasse col titolo di protettore del popolo; egli fu proclamato tre anni dopo l’affare dì Cortenova, cioè l’anno 1240. Si è pure accennata la nuova carica di anziano della Credenza, conferita dal popolo a Martino della Torre, nipote di Pagano, l’anno 1247. Così la città cominciava ad accostumarsi al governo d’un solo. Il disordine civile crebbe dappoi, e si dovette pensare ad eleggersi un sovrano potente, a fine di preservarci dagli insulti de’ nemici vicini, e di contenere i mali delle civili dissensioni. Il primo passo verso la monarchia ascende all’anno 1253, nel quale Manfredo Lancia, marchese d’Incisa, fu creato signore di Milano per tre anni. E ben si vide quanto fosse necessario quel partito, poichè, appena terminata che fu quella temporaria monarchia, scoppiarono più che mai gli odii e le dissensioni fra la plebe e gli ottimati, avendo sempre la plebe alla testa i signori della Torre. Si cercava non più se dovesse la città esser libera ovvero soggetta, ma si disputava a chi dovesse consegnarsene la signoria. Le fazioni, spossate e stanche, combattevano alla fine per far avere la preferenza a quel signore che ciascuna bramava. Il popolo voleva Martino della Torre; un altro partito voleva Guglielmo da Soresina; i nobili espulsi proponevano Ezelino da Romano, uomo celebre nella storia di Brescia, Verona, Vicenza, Padova e Marca Trivigiana. Accadde che nessuno volle cedere al partito contrario, e si elesse il marchese Oberto Pelavicino signore di Milano per cinque anni. I signori della Torre rimanevano frattanto in Milano, godendo di tutta l’influenza del popolo, ma riconoscendo la signoria del marchese, il quale s’intitolò capitano generale