Pagina:Storia di Milano I.djvu/327

Della signoria de’ Torriani; e principii della grandezza della casa Visconti, sino al cominciamento del secolo XIV

Verso la metà del secolo decimoterzo l’Impero era immerso nell’anarchia e nella confusione. Vi erano più rivali, e ciascuno s’intitolava augusto ed aveva un partito; rivali deboli però, e appena bastanti a nuocersi scambievolmente; e perciò l’autorità imperiale più non vi era; anzi, riguardo alla storia di Milano, dobbiamo considerare l’influenza dell’imperatore sospesa sino alla fine del secolo decimoterzo. Gl’imperatori Corrado IV, Guglielmo d’Olanda, Riccardo di Cornovaglia, Alfonso di Castiglia, Rodolfo di Habsburg, Adolfo di Nassau e Alberto I non ebbero che poca o nessuna parte negli avvenimenti di Milano, dove si ritornò a riconoscere l’autorità cesarea colla venuta di Enrico (sesto per gl’Italiani, ma comunemente chiamato settimo), che ascese alla dignità imperiale l’anno 1308. Frattanto la città viveva tra le fazioni, cercando al solito i nobili d’opprimere la plebe, e questa di contenere i nobili ed umiliarli. La forma civile della società era incerta, non fondata sopra costituzione alcuna. La libertà, i beni, la vita non avevano altra protezione che la forza o l’astuzia. Questo stato di vera guerra piuttosto che di repubblica, peggiore della stessa tirannia, rendeva insopportabile a ciascun cittadino la propria condizione. Il solo motivo per cui non si eleggeva un principe stabile, era la fiducia che hanno sempre i governi liberi, di correggere colla propria autorità i propri mali; ma frattanto per intervalli si eleggeva