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alle età future ch’egli, nel 1257, per quattordici miglia condusse le acque del Tesino sino ai sobborghi di Milano, creando un valore nuovo e perpetuo sulle campagne irrigabili, e preparando il comodo della navigazione, che venne da poi aperta dodici anni dopo. Vorrei poter tacere la ricompensa che ne ottenne. Il popolo, prima che fosse terminato l’anno, tumultuariamente lo massacrò, e, strascinandolo ignominiosamente sino al navilio da lui scavato, ivi lo affogò miseramente! La memoria di lui fu calunniata; e la calunnia eccheggiò sin ora ne’ libri de’ nostri storici, imputandogli avanìe e tributi imposti, o non facendo menzione di lui, ovvero diminuendo il merito dell’impresa. Il conte Giulini lo condanna pure, ma racconta i fatti. È tempo omai, dopo cinquecento ventidue anni (nel 1779), che la voce libera d’uno scrittore implori all’onorata cenere di Beno de’ Gozadini riposo e pace, e ricordi ai concittadini suoi questa atroce ingiustizia commessa dai loro antenati, troppo incautamente sedotti, a quanto pare, in que’ tempi infelici da un ceto venerabile che voleva difendere le immunità come parti essenziali della religione. Ripariamola ora noi, e la riparino i nostri posteri, ed ogni volta che rimireremo il canale che dà ricchezza alle terre e porta l’abbondanza nella città, ricordiamoci che ne abbiamo l’obbligazione a un onoratissimo Bolognese, Beno de’ Gozadini, e ne sia consacrato il fausto nome all’immortalità!