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a svernare, e passò l’Oglio. I nostri, incautamente, sloggiarono dal loro campo; e si posero a tener dietro la marcia degl’imperiali, il perchè non lo sappiamo. Passammo l’Oglio, e, nelle vicinanze di Cortenova, ci trovammo un fiume alle spalle, e da ogni altra parte gl’Imperiali, che di molto superavano le nostre forze. L’imperatore ci attaccò in quella disgraziata situazione. La battaglia fu sanguinosissima. Noi eravamo stretti da ogni parte. Si combattè ostinatamente, finchè la notte obbligò i due eserciti a dar pausa all’azione. Noi eravamo, come dissi, alla fine di novembre, sotto una pioggia incessante, fra strade rese impraticabili in terreno cretoso. Gli avanzi ancor vivi del nostro esercito erano ammucchiati vicini al carroccio, che avevano sempre difeso. Al comparire del nuovo giorno più non rimaneva che o la morte o la prigionia ai pochi Milanesi. Essi profittarono dell’errore che gli Imperiali commisero, col lasciare un lato scoperto, e per quello unitamente si salvarono. Prima però spogliarono il carroccio del gran vessillo, e lo fecero in pezzi; giacchè non era possibile il trasportarlo. Se furono biasimevoli i Milanesi per essersi tanto incautamente avventurati a fronte di un nemico superiore di molto, essi però meritano stima per aver combattuto senza limite in una situazione nella quale non sarebbe stata viltà il deporre le armi, come fece, a Maxen nella Sassonia un grosso corpo di Prussiani che appunto aveva l’Elba alle spalle, e dalle armi imperiali austriache si trovò attorniato in novembre dell’anno 1759. I nemici, al comparire del giorno, viddero con sorpresa che la preda era sfuggita. La disfatta de’ Milanesi però a Cortenova fu un oggetto grande. L’imperatore Federico II certamente se ne gloriò con molto