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capo primo 13

pure quello che ne sappiamo durante i primi tre secoli dell’era volgare. I Romani, stesa che ebbero sulla Insubria la loro dominazione, piantaronvi delle nuove città; tali furono Piacenza, Cremona e Lodi; le due prime furono colonie, e con esse si resero padroni della navigazione del Po. Diedero moto alle acque stagnanti, e fra essi Emilio Scauro si distinse; poi mentre Roma era lacerata dalle fazioni, il senato, al tempo di Silla, accordò la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’Insubria, e dilatò i confini d’Italia, che prima terminavano al Rubicone vicino a Rimini, portandoli fino all’Alpi; e così divenimmo Italiani per adozione. Il dominio adunque di Roma non distrusse le città dei vinti, ma ve ne edificò di nuove; rese il clima più atto ad essere abitato, liberandolo dalle paludi; dallo stato di barbarie c’innalzò a quello di una società civile; e perfine, da sudditi che ci aveva resi la forza, la beneficenza romana ci fece liberi; e membri d’una illustre Repubblica, fummo capaci delle magistrature di Roma. Pompeo, Crasso, Cesare furono in Milano. Cenando quest’ultimo in Milano da Valerio Leone, osservò che gli eleganti Romani erano offesi in vista d’una mensa rustica e senza atticismo, e già cominciavano a deridere l’albergatore, il quale ne provava confusione; ma Cesare giocondamente prese a mangiare quelle rozze vivande, e seriamente rivolto a’ Romani fece loro la questione, se fosse più rozzo e barbaro chi ospitalmente presentava i cibi alla foggia del suo paese, ovvero chi insultava l’albergatore1. Marco Bruto resse questa provincia, e quell’anima virtuosa, forte e sublime

  1. Isac. Casaubon. Animad. in Svet. lib. I, pag 32, n. 17, ed Paris. 1610. — Plutarc. in Vit. Caesar. invitatus Medio-