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eresia. Sappiamo le guerre mosse per questo titolo nella Francia contro gli Albigesi. Nella Germania non mancarono simili inquisizioni; e presso di noi si trovarono quindici sètte di eretici, de’ quali i nomi sono i Patarini, i Cattari, i Carani, i Concorezi, i Fursici, i Vanni, gli Speronisti, i Carantani, i Romulari, i Poveri di Lione, i Passagini, i Giuseppini, gli Arnaldisti, i Credenti di Milano, i Credenti da Bagnuolo; e quello che vi era di più singolare, nessun uomo si nominava che fosse capo di setta, o nessun libro sul quale fosse appoggiata l’eresia. Nella Grecia sappiamo chi abbia insegnato gli errori degli Ariani, degli Eutichiani, de’ Nestoriani, ecc. Ne’ tempi più a noi vicini sappiamo pure da chi prendessero le loro dottrine gli Hussiti, i Wiclefiti, i Luterani, ecc. Ma nel secolo decimoterzo si scopersero quindici sêtte di Novatori nel Milanese, senza che la storia ci nomini l’autore maestro delle dannevoli novità! Due secoli prima gli abitatori del castello di Monforte, nella diocesi di Asti, furono presi; e per titolo d’eresia terminarono la vita nel fuoco, siccome dissi al capitolo quarto. Fu quello il primo esempio, ch’io sappia, in cui solennemente siasi adoperata la violenza del supplicio, per difendere la mansueta religione di Cristo. Ora, nel secolo decimoterzo, questa maniera di sostenere il dogma venne generalmente in uso. Venne deputato dal sommo pontefice ad agire contro gli eretici san Pietro Martire, che allora si chiamava frà Pietro da Verona. Egli era domenicano, e per la distruzione dell’eresia aveva formato in Milano una compagnia, la quale era stata presa dal sommo pontefice sotto la sua protezione; e il breve di Gregorio XI si conserva