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l’anno 1218. Per ottenere questa costante benevolenza, inalterabile in mezzo alle più terribili prove che in que’ tempi la potessero cimentare, bastò a quel principe la sua bontà e la cortesia delle sue maniere.

(1216) Nel tempo di questi torbidi, fra le censure e gl’interdetti, l’anno 1216, si compilarono in un codice gli statuti e le consuetudini di Milano; acciocchè la sorte dei giudizi non fosse più tanto arbitraria ed incerta, come lo doveva essere prima, appoggiata a mere tradizioni, e senza uno stabile monumento. Di questo codice se ne conserva un antico esemplare manoscritto nella biblioteca Ambrosiana. Un’altra bell’opera s’intraprese l’anno 1220, mentre era podestà di Milano Amizone Carentano, lodigiano, e fu lo scavo d’un canale che da Cassano sino a Castiglione Lodigiano deriva le acque dell’Adda. Questo canale forma la ricchezza del contado di Lodi. Allora si chiamava Adda nuova; ora, non saprei per qual cagione, si chiama la Muzza. Già quaranta anni prima era stato fatto l’altro cavo, che, guidando le acque del Tesino sulle terre sino ad Abbiategrasso, rendeva irrigabile una parte delle campagne milanesi; indi, nel 1257, questo cavo fu prolungato sino a Milano, siccome poi dirò. È cosa maravigliosa che fra i torbidi interni ed esterni, in mezzo all’ignoranza di quel secolo, si ardisse di pensare a così grandiose ed utili opere pubbliche, e si eseguissero, domando le acque, e guidando de’ fiumi artificiali per lunghi tratti di paese.

S’erano dilatati, al principio del secolo decimoterzo, i due ordini de’ frati predicatori e dei frati minori; e si erano intraprese moltissime ricerche contro l’