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e quadrate, che molto si innalzava, e conteneva stanze vaste e capaci di accogliere un presidio; che questa torre era collocata sulla via Romana, di contro al luogo ove oggi vedesi il monastero di San Lazaro. Di simili torri se ne vedono altre memorie nella storia di Roma, e Lucio Floro1 scrive che Cnejo Domizio Enobarbo, e Quinto Fabio Massimo, nel luogo dove avevano vinto gli Allobrogi, fecero innalzare una simile torre di sasso, sopra di cui vi posero un trofeo delle armi de’ vinti. Utriusque victorie quod quantumque gaudium fuerit, vel hinc existimari potest quod et Domitius Ænobarbus et Fabius Maximus, ipsis quibus dimicaverant in locis, saxeas erexere turres, et desuper exornata armis hostilibus trophaea fixere. La nostra torre diventò celebre dappoi per le esagerazioni de’ poco giudiziosi nostri storici, non meno che per gli avvenimenti accaduti durante la guerra che Federico I mosse ai Milanesi, intorno al qual tempo rimase distrutto quest’antico e forte edificio. La opinione del giudizioso nostro Giulini resta dimostrata sempre più dal Chronicon Vincentii canonici Pragensis, che per la prima volta fu pubblicato nel 1764, nella compilazione del padre Gelasio Dobner, che ha per titolo: Monumenta Historica Bohemiae nusquam antehac edita — Pragæ. Il canonico era testimonio di veduta e così la descrive: turris fortissima, maxima, de fortissimo opere marmoreo, quae arcus romanus dicebatur2. Questo testimonio non poteva essere noto al conte Giulini, perchè non ancora pubblicato mentr’egli scriveva.

Poco è quello che sappiamo della città di Milano durante la repubblica di Roma; e poco è

  1. Lib. III, cap. 2.
  2. Tomo I, pag. 18.