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strade lo strazio crudele, la prepotenza, l’insidia, la violata fede d’ospitalità, vennero diroccate le case de' Landriani, e scacciati nuovamente i nobili tutti dalla città. Così racconta il Fiamma questo fatto; e a lui dobbiamo prestar più fede, che non al Corio ed al Calco, i quali erano scrittori più lontani; e forse non avevano stima bastante de’ nobili del tempo loro per credere che dovesse essere sempre loro piacevole la verità della storia, quand’anche annunziasse i delitti de’ loro maggiori. Il Corio per altro non ebbe difficoltà di assicurarci che, prima dell’anno 1065, siasi fatta da' nobili la legge orrenda: che ciascuno nobile potesse occidere un plebeo con la pena de’ libre septe, e soldo uno de terzoli, per la qual cosa molti erano morti. Io credo falsa questa asserzione. Essa però fa conoscere come si pensava; poichè il Corio l’avrà trovata in qualche antica tradizione. Per tai motivi può facilmente intendersi la costanza della dissensione, sempre mantenutasi nella città; giacchè la plebe naturalmente non ha mire ambiziose per dominare su i nobili, nè da essi si allontana, nè con essi guerreggia, se non per intolleranza dell’oppressione. Colla morte dell’imperatore Corrado cominciarono le inquietudini del popolo contro de’ nobili; poi si sfogarono i due partiti colla questione de’ preti ammogliati; indi i pericoli d' un esterno nemico contennero le interne fazioni; ma cessati che furono, sempre si videro rianimate sintanto che, come dissi e come in appresso vedremo, rovinò la Repubblica, e la città si rese suddita di un solo.
(1208) Colla morte di Filippo, duca di Svevia, seguìta l’anno 1208, non rimanevano che due pretendenti alla dignità imperiale, Ottone e Federico; ma Ottone venne proclamato in Germania re de’