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proprii extorrem examinis, ad alienum pendere arbitrium. Passata che fu la vita di lui, a mirare il complesso delle azioni di Federico, da un certo lato ci si presenta un quadro maestoso e seducente. Due competitori si disputano la corona della Danimarca: l’imperatore Federico vi si intromette come arbitro, e gli si fa omaggio del regno. Il re di Inghilterra gl’invia i suoi deputati alla dieta dell’impero. L’Italia sommessa; un re dato all’Ungheria; un altro re dato alla Boemia; un terzo re dato alla Sardegna; il marchese d’Austria creato duca; il regno della Polonia fatto tributario; il conte Palatino e l’arcivescovo di Magonza castigati; la Baviera assegnata a un nuovo padrone; la Sassonia donata ad un altro; il Tirolo staccato dalla Baviera; la Stiria eretta in ducato; la fermezza delle azioni e del discorso tenuto ai Romani; tutta questa folla di grandiosi avvenimenti certamente presenta un non so che di augusto e d’imponente. Le pretensioni poi di Federico, che sosteneva l’onore dell’Impero, al segno di sdegnarsi contro chi gli concedeva soltanto l’usufrutto del globo terrestre e non l’assoluta proprietà, dovevan disporre a favor suo l’animo degli scrittori della Germania; sulla quale tanto influisce la gloria dell’Impero. Ma esaminando imparzialmente questi fasti, e colla indifferenza storica, vediamo che niente eravi di più facile che l’esigere un omaggio dalla Danimarca nel momento della sua divisione; ma poi la Danimarca finì collo staccare dall’Impero qualche provincia. L’Italia ricuperò la libertà, anzi l’ottenne confermata dall’imperatore medesimo. L’avere spedite varie pergamene, accordando il titolo di re