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polizia, diventata poi oggetto di finanza, poteva innalzarsi al grado di oggetto di legislazione; per rendere più o meno difficile l’ingresso e l’uscita delle merci, a norma de’ bisogni, e dell’industria nazionale. Nei tempi però dell’imperatore Federico, il teloneo nè la curtadia, che era un nome quasi sinonimo, non si vedono nominati; e perciò è assai probabile che fossero un tenue tributo, tuttora destinato alla riparazione delle strade pubbliche, di cui non si curava l’imperatore; e questo teloneo, nei tempi de’ quali tratto, nemmeno è certo se si ricevesse tutto in denaro, e non per decimazione, come dice il Fiamma che anticamente si percepiva dall’arcivescovo: De quolibet curru lignorum recipiebat unum, de qualibet sporta piscium, unum, de qualibet fornata panis, unum. V’erano altri tributi. Ogni barca per poter girare ne’ laghi e fiumi pagava un annuo tributo, che si chiamava Nabullum. In oltre per poter legare la barca alle sponde si pagava altro tributo, che si chiamava Abdicius. Un’altra tassa si conosceva col nome di Fodro, e il conte Giulini opina assai probabilmente che consistesse nel somministrare il foraggio per il vitto e l’equipaggio del sovrano. V’erano inoltre delle tasse sopra i porti, ossia ponti de’ fiumi; sopra i mulini, le pescagioni, sopra i forni, sopra le macellerie e sulle case contigue alle strade pubbliche: e queste ultime tasse sono quelle che volevano rivendicare dall’imperatore le città della lega, come vedesi da una carta pubblicata dal nostro Muratori di veneranda memoria. Da questa