sommo Pontefice ci aveva fatto, non era per lui senza ricompensa. Appena ricondotti alla nostra patria, muniti di armi e assicurati dalla sorpresa, il valore dei nostri si rianimò. Ci portammo ad assediare il castello di Trezzo, presidiato dagl’imperiali, e prendemo la guernigione, e la conducemmo prigioniera in Milano. I Lodigiani ricusavano di entrare nella nuova lega; e ci portammo colle armi a Lodi, e vennero obbligati que’ cittadini ad unirsi con noi. Tutto ciò si fece prima che l’imperatore fosse giunto in Lombardia. Vi giunse. Pose al bando dell’Impero quasi tutte le città della Lombardia, le quali, o palesemente o cautamente, avevano acceduto alla lega. Cominciò a fare delle scorrerie sul Milanese; ma si presentarono gli alleati con forza tale, che obbligarono l’imperatore a contenersi e a ritirarsi nella Germania per la strada della Savoia, l’unica che gli rimaneva. Allora le città di Lombardia: Insimul unum corpus effectae sunt, come dice il continuatore del Morena. Si trattava di ben ventitrè città collegate: Milano, Cremona, Lodi, Bergamo, Ferrara, Brescia, Mantova, Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Venezia, Bologna, Ravenna, Rimini, Modena, Reggio, Parma, Piacenza, Bobbio, Tortona, Vercelli e Novara. Tal macchina aveva saputo preparare contemporaneamente l’accorto Alessandro III, con mezzi in apparenza inettissimi; e le città confederate, appena formata la loro unione, pensarono, in un modo grandioso e trascendente la maniera di ragionare di que’ tempi, di rendere immortale la fama del sommo pastore, creando una nuova città, che portasse ai secoli venturi il di lui nome e la memoria del beneficio. I Pavesi ancora erano imperiali; essi preferivano la condizione d’una reggia suddita a quella d’una città libera del second’