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del regno italico, anche le adiutrici dell’imperatore, dovettero soffrire l’orgoglioso disprezzo dei ministri imperiali, che le avevano poste nella servitù. Le doglianze non portavano in risposta che scherno e vilipendio. Tale fu il punto a cui le interne discordie condussero le città della Lombardia. Tale fu la condotta dell’imperatore Federico, che non collocheremo fra gli eroi benèfici, nè fra gli eroi militari; poichè per vincere una città fiancheggiata da’ nemici, ed ancora mal ferma nella propria costituzione, circondandola con un esercito, di cui dice Wernero Rolewinck: Federicus imperator, quasi cum innumerabili Alamannorum exercitu, Mediolanum obsedit, non fa mestieri di arte alcuna; peggio poi, con un apparato simile, il non acquistare la città per assalto, ma l’ottenerla colla subordinazione in prima, poi colla fame. Un numero assai minore di forze poteva restituire all’Impero la città; e rivolgendo poi la subordinazione in beneficio dei vinti, poteva Milano trovare sotto il governo d’un solo quell’ordine, quella pace e quella sicurezza che desiderava nella passata condizione; e poteva un più virtuoso monarca, dandoci una stabile esistenza civile, farci amare la perdita della indipendenza, di cui incautamente avevamo abusato per acquistarci la civile libertà. Allora non avrebbe la storia lasciato scritto quello che il monaco bavaro pose nella sua cronaca: Mediolanenses sponte se suaque imperatori dederunt, qui absque ulla clementia Mediolanum destruxit. Una scorreria di barbari può demolire molte città: