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e le persone alla schiavitù. Ognuno sente qual grado di nobile eroismo vi sia in tale sentenza, e s’ella rassomigli più ai fasti dei Scipioni, ovvero a quei di Attila. La data di tale sentenza è 16 aprile 1159. Dopo un tal fatto non vi era più altro partito che tentare nuovamente la sorte delle armi. Il castello di Trezzo era presidiato dagl’imperiali, i quali devastavano le campagne all’intorno. I nostri prontamente ne fecero l’assalto, e condussero a Milano il comandante e la guernigione. L’imperatore aveva fatto un errore, allontanando la sua armata da Milano; nel tempo in cui, violando la convenzione, voleva renderla perfettamente suddita. Ora si accostò, e, considerando Crema la amica alleata de’ Milanesi, cominciò dal porvi l’assedio. Sono concordi gli scrittori italiani e tedeschi nel fatto della Torre, e fu: l’imperatore aveva fatta fabbricare una torre di travi posta sulle ruote; e la faceva spignere verso le mura di Crema da un lato in cui erano giunti gli assedianti a riempire la fossa colla terra. Se riusciva di accostare tali ordigni alle mura, si combatteva a condizioni pari dalla torre al baloardo. I Cremaschi scagliavano colle loro macchine vigorosamente grossi macigni contro di quella torre, che innoltrando correva pericolo di essere rovinata. L’espediente che prese Federico, fu di far legare alcuni prigionieri cremaschi e milanesi fra i più distinti, e con essi, coprendo il lato della Torre, che si presentava alla città assediata, farla così spingere da’ suoi verso quelle mura. Così furono ridotti i Cremaschi alla scelta o di essere crudelmente i carnefici dei loro parenti ed amici, ovvero di sacrificare la patria loro. Difesero la patria, e lasciarono all’imperatore la macchia d’una inutile atrocità. Nè questa