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ministro che reggesse a nome di Federico. Egli così ci racconta la risposta dei Milanesi. Nullo modo se hoc facere posse respondent; verumtamen, sicut in privilegio imperatoris habebant, quod ego Vincentius ex parte imperatoris et regis Bohemiae scripseram, se per omnia facturos promittebant. È da notarsi che l’autore era presente, ed ei medesimo aveva scritto la capitolazione: Scilicet quod ipsimet, quos vellent, consules eligerent, et electos ad imperatorem, vel ad ejus nuncium ad hoc constitutum, pro juranda imperatori fidelitate. adducerent. Contra hoc, nuncii imperatori respondent quod ipsi Runcaliae hoc imperatori dederint consilium, quod per suos nuncios in civitatibus Lombardiae ponat potestates: eo consilio utantur et ipsi. Ognuno facilmente giudicherà quale dei due mancasse ai patti. La maggior parte degli scrittori tedeschi incolpano gl’Italiani d’aver infranta la data fede; nessuno però era presente al fatto, come questo autore, che era al seguito del suo vescovo di Praga. Egli è certo che il popolo di Milano si mosse, e che si ascoltavano le grida fora, fora! mora, mora! come dice l’autore medesimo; e i nunzi (sebbene i nobili milanesi cercassero di guadagnarseli co’ regali e procurassero di persuader loro che il rumor popolare si sarebbe calmato) non trovandosi sicuri, se ne partirono di notte e s’avviarono verso dell’imperatote. Egli era col suo esercito vicino a Bologna. (1159) E previe le citazioni perentorie legalmente promulgate, proferì nuovamente una sentenza contro i Milanesi dichiarandoli contumaci, ribelli, disertori dell’Impero e nemici; condannò quindi i beni de’ Milanesi al saccheggio