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civile saranno indipendenti dai Milanesi; 2) i Milanesi giureranno fedeltà all’imperatore; 3) fabbricheranno un palazzo imperiale; 4) pagheranno novemila marche d’argento; 5) daranno ostaggi; 6) i consoli saranno eletti dai Milanesi, ma approvati dall’imperatore; 7) nel palazzo imperiale risederanno i legati cesarei, e giudicheranno le liti; 8) si restituiranno i prigionieri; 9) saranno dell’imperatore la zecca e le regalìe; 10) saranno assoluti dal bando imperiale i Milanesi, tosto che dai Cremaschi sieno pagate centoventi marche; 11) eseguito ciò, l’imperatore partirà fra tre giorni, e tratterà da amico i Milanesi e le cose loro; 12) i Milanesi eseguiranno i loro patti con buona fede, quando non siavi impedimento legittimo, ovvero il consenso cesareo non li dispensi; 13) potranno i Milanesi imporre una colletta per pagare la somma convenuta, e chiamare in contributo quei che solevano, eccetto i Lodigiani e i Comaschi, e alcuni del contado del Seprio, i quali, poco prima, avevano giurato fedeltà all’imperatore. Così Milano si rese, il giorno 7 settembre 1158, all’imperatore Federico.
Questo avvenimento non fu veramente nè di gloria all’imperatore nè di biasimo a Milano. Con un’armata immensa, atta a conquistare un regno, doveva certamente prendersi una città abbandonata, e sola in mezzo a tanti e sì potenti aggressori. Nè l’imperatore, scortato di tanti e sì poderosi mezzi, allora mostrò quel vigore militare che caratterizza un gran generale. Non pose assedio, non attaccò le fortificazioni, non usò dell’impeto, ma