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ita quod jam plurimi plurimis cruciabantur aegritudinibus. L’autore medesimo ci avverte che il patriarca d’Aquileia Peregrino, il vescovo di Praga Daniele, il vescovo di Bamberga Everardo aprirono i discorsi di pace co’ Milanesi, e Radevico ci attesta che l’autore di questa dedizione de’ Milanesi fu il conte Guido di Biandrate; eccone le parole: Hujus auctor negocii dicitur fuisse Guido comes Blanderatensis, vir prudens, dicendi peritus, et ad persuadendum idoneus. Is, cum esset naturalis in Mediolano civis, hac tempestate tali se prudentia et moderamine gesserat, ut simul, quod in tali re difficillimum fuit, et curiae charus, et civibus suis non esset suspiciosus. Questo conte Guido di Biandrate, per testimonianza del conte Giulini, era generale della milizia de’ Milanesi. La maggior parte del Novarese era sua, ed esposta alle invasioni degl’imperiali. Il carattere e la fede di questo conte, anche prima in un fatto co’ Pavesi, si resero soggetto di dubitazione, e sembra che, comandando i Milanesi, li disponesse per essere battuti. L’imperatore poi sempre se lo ebbe caro, l’adoperò in molte commissioni, creò arcivescovo di Ravenna suo figlio, e fu perfino trascelto, insieme col cancelliere imperiale, per obbligare gl’infelici Milanesi, esuli dalla patria, a sborsare nuovi tributi. Posta tutta questa serie di fatti, io credo che, senza pericolo di oltraggiare indebitamente la memoria di lui, sospettar si possa aver egli sacrificata la patria alla personale ambizione. I patti della resa furono: 1) I Lodigiani e i Comaschi nel governo