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nostri ritornarono al loro abituale mestiere: batterono i Pavesi; insultarono e vinsero i Novaresi; presero Vigevano, e ne demolirono il castello. Tanto erano poco disposti a lasciar liberi i Lodigiani e i Comaschi già sottomessi! Pretesero anzi dai Lodigiani un giuramento positivo di fedeltà; e sull’opposizione che i Lodigiani fecero, volendo essi porvi la condizione che salvo fosse il primo giuramento di fedeltà da essi già prestato all’imperatore, e non accordandolo i nostri, vennero saccheggiate e abbruciate le povere abitazioni dei Lodigiani, ed essi costretti a ricoverarsi presso dei Cremonesi. Per tal modo erano nemici nostri i Lodigiani, i Comaschi, i Pavesi, i Novaresi, i Vigevanaschi e i Cremonesi.
Frattanto però che stavamo rendendoci più odiosi ai vicini ed al lontano nemico, la sola cosa ragionevole che femmo, si fu di munire d’un valido fossato, ossia d’una linea di circonvallazione tutta la città; la quale, sebbene avesse tuttavia in piedi le antiche mura di Massimiliano, ristorate dall’arcivescovo Ansperto due secoli e mezzo prima, nondimeno, per l’accresciuta popolazione doveva avere molte abitazioni esternamente adiacenti alle mura medesime. Questo fossato è precisamente quello per cui ora scorre il canale del Naviglio, e così con chiarezza ognuno può capire qual fosse il giro delle antiche mura, che ora è indicato dalle chiaviche, da noi chiamate cantarane, e quale quello del fossato, che visibilmente anche oggidì circonda la città. Di questo fossato ne parla il continuatore di Ottone da Frisinga Radevico, inimico de’ Milanesi, con questi termini: Mediolanenses autem, utpote viri bellicosi et strenui, civitatem