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come per lo passato. Ciò fatto, ei lo pose in libertà, e da esso fu incoronato imperatore nella basilica Vaticana, il giorno 13 di aprile 1111. Per questa zuffa ne dovettero soffrire anche i Milanesi, de’ quali varii ne perirono, e fra gli altri Ottone Visconti: Otho autem mediolanensis Vicecomes, cun multis pugnatoribus ejusdem regis, in ipsa strage corruit in mortem amarissimam hominibus diligentibus civitatem, mediolanensem, et Ecclesiam. Questo Ottone è forse lo stesso reso immortale dai due versi del Tasso:

O ’l forte Otton, che conquistò lo scudo,

In cui da l’angue esce il fanciullo ignudo

L’imperatore Enrico V, che aveva degradato suo padre per aver sostenuto le investiture dei vescovati, non solamente le sostenne ei medesimo, ma colla forza sulla persona istessa del sommo pontefice se le fece accordare. Nella costituzione che avevano presa le città italiche, non vi rimaneva più altra dignità che potesse conferire l’imperatore, se rinunziava alle investiture; e il titolo di re d’Italia, già diventato sinonimo di protettore piuttosto che sovrano, sarebbe stato colla rinunzia ridotto a una mera parola insignificante; come vi si ridusse in fatti undici anni dopo, colla cessione che ne fece. I Milanesi frattanto, inquieti, avvezzi alle fazioni, diretti da magistrati la nuova autorità de’ quali era incerta, mancanti di un sistema civile che organizzasse la città, privi d’un regolamento che assicurasse la vita e le sostanze del cittadino, avevano ottenuto piuttosto una turbolente indipendenza, anzi che la libertà. Convien dire che allora o non vi fosse uomo capace di progettare