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quello che fece questo figlio Enrico, che il padre aveva già fatto suo collega nel regno di Germania. Io ne racconterò l’avvenimento colle parole istesse colle quali il conte Giulini lo riferisce. I vizi, le scostumatezze, la simonia, lo scisma dell’imperatore erano veramente cose orribili a chi le considerava; ma pure dovevano con pazienza tollerarsi da un suddito, e molto più da un figliuolo. Per quanto la storia della vita di Enrico IV, re di Germania, e terzo imperatore e re d’Italia, desti odio ed abborrimento contro di lui, quella della sua morte non lascia di muovere gli animi a compassione e pietà. Altro io non dirò, se non che il misero principe, spogliato a forza de’ reali ornamenti, pentito de’ commessi delitti senza poter ottenere dal legato apostolico la desiderata assoluzione, proteso a’ pie del figlio senza poter ottenere da lui un solo sguardo, finalmente da disperato diede nuovamente di piglio alle armi; ma abbandonato presso che da tutti, e giunto alle ultime angustie, alli sette di agosto del corrente anno 1106 terminò in Liegi di puro cordoglio la vita. Così castigò Iddio i suoi delitti in vita. I delitti di questo principe sono di non aver voluto rinunziare alle investiture de’ vescovi, che avevano goduto i suoi antecessori. Le sue buone qualità furono la generosità, la giustizia e il valore. Non rapì l’altrui, non insidiò alcuno, non se gli rimprovera alcuna crudeltà. Egli comandava in persona la sua armata; si trovò in sessantasei battaglie, e le vinse tutte, eccetto quelle nelle quali fu tradito. Il di lui figlio Enrico, che poi fu il quarto imperatore di questo nome, venne in Italia nel 1110; pretese dalle città lombarde l’