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onore di porre il nome nelle monete, egli è certo altresì che l’anno 1075 i Milanesi vollero dipendere dal re Enrico per la elezione d’un arcivescovo. Guidone aveva rinunziato l’arcivescovato a Gotofredo, siccome dissi: questi era stato consacrato; ma il partito di Erlembaldo non permise mai che possedesse i beni o che esercitasse il suo ministero. Erlembaldo aveva eletto Attone: il popolo lo aveva colle percosse costretto a rinunziare; non era mai stato ordinato; e il papa lo sosteneva. I Milanesi ricorsero al re Enrico, che nominò per arcivescovo Tealdo, milanese, che possedeva un ufficio nella sua reale cappella. Gregorio VII gli comandò che non ardisse di farsi ordinare se prima non veniva a Roma, ove il papa voleva decidere fra esso e Attone; nel tempo stesso scrisse ai vescovi suffraganei, comandando loro di non consacrare Tealdo. Tealdo nondimeno fu consacrato solennemente, e posto nel suo ufficio, poichè Erlembaldo era stato ucciso. Il papa, in un concilio tenuto in Roma nel 1078, lo scomunicò insieme coll’arcivescovo di Ravenna; eccone la cagione: Thealdum dictum archiepiscopum mediolanensem, et ravennatem Guibertum, inaudita haeresi et superbia adversus hanc sanctam catholicam ecclesiam se extollentes, ab episcopali omnino suspendimus, et sacerdotali officio, et olim jam factum anathema super ipsos innovamus. Più volte fu ripetuta la scomunica; ma non per ciò le funzioni di Tealdo vennero sospese. Ildebrando