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di quaresima del 1071 era avampato un grandissimo incendio in Milano, nell’anno 1075 un secondo incendio furiosissimo la devastò più che mai; e queste deplorabili sciagure forse non a caso piombavano sulla città. Ad Alessandro II era succeduto Ildebrando, col nome di Gregorio VII. Egli non acquistò influenza maggiore di quella che in prima aveva da più anni: seguitò il sistema introdotto; nuovamente scomunicò l’arcivescovo Gotofredo, che pure era stato consacrato dai suffraganei, animò il vescovo di Pavia ad unirsi con Erlembaldo per sostenere Attone. Nella settimana Santa gli ordinari celebravano l’antica funzione di battezzare; Erlembaldo, colla forza, venne di mezzo ai sacri ministri, gittò a terra il Sacro Crisma, col motivo che fosse questo stato benedetto da un vescovo scismatico. In mezzo a questo cumulo di strane miserie, i nobili finalmente vedendo i mali giunti all’estremo, e non tollerando che affatto rimanesse la loro patria un mucchio di rovine, si collegarono, e dalla campagna ove, come dissi, stavano ritirati, presero il partito di ritornare unitamente in città, conducendo una buona scorta de’ loro vassalli armati, per discacciarne Erlembaldo. Erlembaldo, armato di tutto punto sopra d’un generoso destriero, preso il vessillo romano, si pose alla testa della sua fazione per disputarla; ma infelicemente per lui, che sul campo rimase ucciso. L’allegrezza nata nella città per tal fatto meglio è l’udirla dallo storico contemporaneo Arnolfo: Eadem hora, post hoc insigne tropheum, cives omnes triumphales personant hymnos Deo, ac patrono