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ove lo tenne custodito sin che morì. Il conte Giulini paragona Guidone all’eroe del Macchiavello: io non saprei sostenere quest’opinione. Egli fu bensì tradito, ma non tradì mai: promise una fedeltà al papa, che non gli mantenne, è vero, ma in questo io ravviso piuttosto l’uomo debole, che il politico astuto. Egli cercò, per quanto gli fu possibile, di sedare il partito; di conservare la sua Chiesa come l’aveva trovata; non fece che la guerra difensiva: in somma non parmi un uomo meritevole di quella taccia. Il buon criterio del conte Giulini si conosce nella giudiziosa critica che generalmente esercita; ma conviene accordare che nell’esposizione di questi fatti egli credette che fosse pietà l’esser parziale.
L’arcivescovato di Milano restò vacante per circa sette anni, dopo la rinunzia fattane da Guidone; perchè Gotofredo non potè mai farne le funzioni per la potenza di Erlembaldo, che glielo impediva. Erlembaldo, di propria autorità, pretese di creare un arcivescovo, e innalzò a questo grado un giovane chiamato Attone. Herlembaldus, dice Landolfo Seniore, producens quemdam Attonem, sibique consentientem, coram omni multitudine, ore suo inlicito elegit. Hoc videns majorum et minorum multitudo tam suorum quam adversariorum, quae noviter fidelitatem imperatori juraverat, sumptis armis, magnoque praelio, Attonem noviter electum, multis cum plagis, et sacramentis, archiepiscopatum inremeabiliter refutare fecit: su di che veggasi il conte Giulini. Papa Alessandro II tenne un concilio in Roma, in cui dichiarò scumunicato l’arcivescovo Gotofredo, valida l’elezione di Attone, e nulla la rinunzia da lui fatta. Nel primo sabbato