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a questo passo aggiugne: Quanto al delitto che gli appone il maligno scrittore, si scuopre questa per una mera calunnia, osservando che Arnolfo, storico nemico egualmente di sant’Arialdo, nulla affatto ne dice. Oltrechè, se fosse stato vero, non avrebbe lasciato Landolfo di spiegarne meglio le circostanze per renderlo credibile. Ma anche senza badare a ciò, la santità di quel buon servo di Dio in tutto il resto della sua vita lo difende abbastanza da tale manifesta impostura. I due nostri scrittori Arnolfo e Landolfo Seniore sono i soli che abbiamo di quel tempo. Essi erano stati testimonii, e forse partecipi delle miserie nelle quali venne ingolfata la città per queste dissenzioni: essi erano animati contro coloro che ne furono la cagione. È naturale altresì il supporre che essi fossero affezionati alla disciplina che avevano trovata in uso presso de’ loro padri; e questo basterà perchè non venga loro prestata ciecamente credenza nel male che dicono di Arialdo e di Landolfo. Se si fosse allora trattato unicamente di repristinare o dilatare la disciplina del celibato anche nella chiesa milanese, e non ammettere agli ordini sacri in avvenire se non coloro che si obbligassero alla vita celibe, la questione si sarebbe potuta discutere pacificamente: ma volendosi rimovere dall’altare i sacerdoti ammogliati, ognuno vede in quale angustia venivano riposti e i sacerdoti e i parenti delle loro mogli. Il metodo migliore per conoscere lo spirito dei partiti si è l’attenerci ai fatti non contrastati, e non far caso delle declamazioni.

Tra i fatti accordati dagli scrittori dell’uno e dell’altro partito, evvi il seguente: Arialdo, in un giorno