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Dissensioni civili pel cambiamento della disciplina ecclesiastica dopo la metà del secolo XI

La rivoluzione di cui sono per trattare in questo capitolo, ha cagionato più di trenta anni di fazioni nella nostra città. Stragi, incendii, odii, scandali, risse, questa è la scena che ci si apre davanti. Vorrei cancellare dalla storia la memoria di que’ tristi avvenimenti; ma essi influirono sopra i posteriori, e furono troppo lunghi ed importanti. Costretto a riferirli, io lo farò più colle parole altrui, che colle mie. La libertà ecclesiastica era stata depressa all’estremo dall’imperatore Enrico II, come già accennai. Il pontificato istesso di Roma già da una serie di anni era abbassato all’ultimo segno. Romano, console, duca e senatore di Roma, a forza di denaro si era fatto eleggere sommo pontefice col nome di Giovanni XIX nel 1024. Teofilato, di lui nipote, fanciullo ancora e appena cherico, a forza pure di denaro speso da’ suoi parenti, gli succedette col nome di Benedetto IX. La vita libertina, le rapine, le crudeltà che esercitava, indussero i Romani a scacciarlo. L’imperatore Corrado, colle sue armi, lo collocò di nuovo sulla sua sede; ivi però, circondato dalla detestazione pubblica ben meritata, vendette il sommo ponteficato a prezzo d’oro all’arciprete Giovanni Graziano, che fu Gregorio VI. L’imperatore Enrico II, successor di Corrado, volle che Gregorio VI fosse deposto in un concilio a Sutri. Poi costrinse i Romani a riconoscere per sommo pontefice Svidger, vescovo di Bamberga, ch’egli aveva dalla Germania condotto in