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alla simonia, e faceva diventare un articolo di finanza per il sovrano l’investitura de’ vescovadi e de’ beneficii; era un oggetto turpe e luttuoso, meritevole di riforma; e nessun altro poteva tentarla fuori che il sommo pontefice capo della Chiesa. L’impetuoso zelo di Gregorio VII fu spinto da questo universale disordine. In ogni cosa umana, quando si ha da combattere, si corre rischio di trascorrere più in là del giusto. Così è accaduto ai due partiti più di una volta, abusando delle circostanze favorevoli. Scegliendo i fatti della storia con impegno per un partito, e tacendo que’ che non torna conto di ricordare, si trova una serie che prova e convince; tanto fecondi sono i casi favorevoli ora al sacerdozio ed ora al trono. Io non ardirò di mischiarmi nella gran contesa; tralascerei anzi di parlarne, se fosse possibile l’omettere nella storia di Milano i fatti importanti e più interessanti per la loro influenza: ma giacchè la fatica che ho intrapresa, e il corso degli avvenimenti mi conducono a scrivere que’ fatti che risguardano la città, io lo farò, mosso dal sentimento di compassione de’ mali che da un tale dissidio sono nati; conoscendo il dissidio originato da una serie di cose che lo rendevano necessario; e sempre ricordandomi che la debolezza, la illusione e le passioni sono compagne degli uomini in tutti i secoli e in tutte le condizioni. Ma di ciò tratteremo nel capo seguente.
Per ora ci può servire, per avere idea del governo della città in quei tempi, un passo del Fiamma, che così c’insegna: Insuper archiepiscopus mediolanensis quosdam alios maximos redditus imperiali auctoritate recipiebat; quia super stratas regales, in exitu quolibet de comitatu, habuit teloneum, et dum intrabat aliquis extraneus in