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capo quarto 103

re, alios spe benevolos faciens. Tale era il carattere di quell’uomo, fatto o per rovinare o per innalzare sè stesso. Ariberto incoronò in Milano Corrado l’anno 10261, o almeno assai convincenti sono le ragioni per crederlo. Venne Corrado poi l’anno dopo coronato imperatore in Roma dal sommo pontefice Giovanni XIX. L’Arcivescovo era ricco e splendido a segno, che per più settimane alloggiò signorilmente il nuovo Augusto e la sua corte a spese proprie; poi gli somministrò l’ajuto per soggiogare i Pavesi che ricusavano di riconoscerlo. Partitosene l’imperator Corrado verso la Germania, Ariberto dispoticamente elesse un nuovo vescovo di Lodi; e sul rifiuto che i Lodigiani fecero di accettarlo, mosse verso Lodi alla testa di un numero d’armati bastante per costringere, siccome fece, i Lodigiani a riconoscerlo ed obbedirgli. In que' tempi non era cosa insolita il vedere dei vescovi nelle armate: merita però riflessione il fatto di Ariberto, che tanta forza e autorità si era acquistata da potere da sè fare la guerra2. I Pavesi e i Lodigiani, così, diventarono nemici dei Milanesi.

Un fatto accaduto circa questo tempo, cioè nel 1028, merita di essere riferito, perchè ci dà idea de’ tempi e del carattere di Ariberto. S’era sparsa voce che nel castello di Monforte nella diocesi di Asti vi fosse celata una nuova setta di eretici. Glabro dice che questa eresia approvava i riti de’ Pagani e de’ Giudei3, quasi che fossero componibili i due riti della unità di Dio e del politeismo, della detestazione e del culto degli idoli. Landolfo il Vecchio dice, che interrogati questi

  1. Il Conte Giulini, t. III, pag. 197.
  2. Arnulph. cap 7, e Giulini, t. III, pag. 211
  3. Glaber. Rodulph, lib. IV, cap. 2.