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multisque ducibus atque marchionibus, decentissime, et mirifice Ottonem regem, collaudatum et per omnia confirmatum, induit, atque perunxit. Ho riferito le parole istesse di Landolfo, che scriveva circa un secolo dopo, acciocchè si veda che nessuna menzione in que’ tempi si faceva della corona ferrea, come nemmeno se ne trova cenno nelle precedute incoronazioni dei re d’Italia; e parimenti le ho riferite per dar luogo a riflettere che i suffraganei si chiamano beati Ambrosii, non già Barnabae apostoli. Il Muratori ha scritto da quel gran maestro ch’egli era, per disingannare sulla corona ferrea. Altri hanno dissertato sopra la seconda opinione. E l’una e l’altra di queste opinioni sono state immaginate molto tempo dopo di Ottone, la incoronazione del quale è probabilmente la prima che siasi fatta in Milano: non potendosi chiamare incoronazione quella fatta pure in Sant’Ambrogio sedici anni prima, quando il giovane Lotario vi fu proclamato. Forse non si fece questa solenne incoronazione in Pavia nella chiesa di San Michele, come era costume, perchè il palazzo reale era stato distrutto da Berengario, siccome accenna il conte Giulini appoggiato al testimonio di alcuni scrittori.

Da Milano passò a Roma Ottone, che ben si merita il nome di Grande. L’arcivescovo Valperto lo presentò al papa, da cui venne incoronato augusto nel 962. Appena celebrata questa sacra cerimonia se ne venne l’imperatore a Pavia; Berengario e Adalberto stavano ricoverati nel forte castello di San Leone. Villa, donna crudele e degna moglie di Berengario, erasi appiattata nell’isola