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capo terzo | 87 |
gio ed ossequioso. Quindi si sconvolse l’ordine; la venalità aprì la strada alla dignità ecclesiastica; fu di mestieri di venire a rimedi, che gettarono poi, siccome vedremo, la nostra patria fra le stragi civili e fra i torbidi dell’anarchia; e perdette la Chiesa Milanese interamente la sua antica costituzione. Sotto Carlo Magno e sotto i primi suoi successori, l’Italia fu immediatamente diretta da governatori in nome del sovrano, dei quali alcuni ebbero il non dovuto titolo di Re, come lo ebbe Pipino, figlio di Carlo Magno, Bernardo, figlio di Pipino, e alcuni altri dei quali non ho fatta menzione. Comandavano in Milano il Conte, i Messi Regj, il Visconte, l’Arcivescovo chiamato anche Dominus, il di lui Vicario Vicedomino, e ciò a vicenda e confusamente, ora più, ora meno, a misura della circostanza del momento.
Dello stato della popolazione nel decimo secolo nulla abbiamo di preciso. Mi pare verosimile che dovesse essere mediocremente popolata Milano. Le terre erano coltivate parte da servi e parte da liberti, i quali chiamavansi Aldiones. Molta parte del Ducato era bosco. In qualche luogo che ora si coltiva, forse ancora v’erano delle acque stagnanti. Non credo che ancora si coltivasse il riso, ma varie sorta di grano si coltivavano, e si coltivava anche il lino. Le terre, che prima si misuravano a pedatura, già nel principio del nono secolo si misuravano a pertiche e tavole, come oggidì si costuma; la misura del fieno era a fascio, quella del vino a stajo ed a mina, nella misura delle terre però eranvi juges, misura equivalente a dodici pertiche.
Il rito della Chiesa Milanese era l’ambrosiano, come continua ad esserlo. Moltissimi cangiamenti vi si sono fatti col passare dei secoli. Fu più volte