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capo terzo 77

poichè fosse caduto nella rete, e cavargli gli occhi; operazione che in que’ secoli di ferro era pur troppo frequentemente praticata. Il re Lotario, figlio di Ugone, venne a sapere quale trattamento dal padre fosse riserbato al sedotto Berengario; egli quindi, sensibile alla compassione, inorridito all’aspetto del tradimento, risparmiò al padre la macchia d’aver eseguito l’infame progetto, e rese avvisato Berengario dell’occorrente: di che Liutprando non arrossì di biasimarlo1: tanto le idee della virtù erano smarrite in que’ tempi, non solamente nel turbine delle passioni, ma persino anche nell’animo di uno scrittore che tranquillamente raccontava gli avvenimenti! Tale fu il motivo per cui Berengario vivea da alcuni anni nella Germania, lontano dalla sorda insidiosa politica del re Ugone, di cui la storia non ci ha lasciato nessuna bella azione che in qualche modo bilanci i tratti di bassezza e di atrocità che hanno macchiato il suo regno. Il Muratori lo chiama una solennissima volpe: io non credo che vi facesse bisogno di tanta accortezza per ascendere a un trono a cui era invitato; per vivervi fra le insidie e i pericoli senza potere ottenere giammai dal papa la corona imperiale; per fuggirsene vilmente al primo comparire dei torbidi; per vivere nell’angustia, e lasciare di sè alla posterità un’infausta memoria. Se l’accortezza è tale, e che sarà mai la dappocaggine? La vera accortezza è quella che, conciliando al principe la riverenza e l’amore de’ popoli, lo assicura sul trono; lo rinfianca contro gl’insulti nemici; e dopo una vita segnata colla giustizia, colla beneficenza e col valore, lascia alla fama il carico di eternare la sua gloria e trapas-

  1. Liutprand. lib. V, cap. 4 e seg.