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Italia alla testa di alcuni armati. Nel 945 venne a Verona, d’onde passò a Milano. In Milano si radunò la dieta de’ primari Italiani. Ma non avendo il re Ugone forze per disputare contro dell’avversa fortuna, abdicò la corona d’Italia; pregò la dieta di non volerla togliere al figlio Lotario; e passò a reggere i suoi Stati nella bassa Borgogna, dopo di avere sostenuta la corona italica per dicianove anni, ne’ quali tenne per lo più la sua corte in Pavia, non potendo o non volendo soggiornare in Milano, o perchè ancora non ben popolata e costrutta, o per la pericolosa vicinanza del potente arcivescovo. Così restò semplice cardinale ordinario il figlio reale Teobaldo.

Berengario, alla venuta di cui partissene il re Ugone, era figlio, siccome dissi, di Adalberto, marchese d’Ivrea, e di Gisla, figlia dell’imperatore Berengario, di quell’Adalberto che si collegò con Gilberto conte e con Olderico per deprimere il suocero e collocare Rodolfo, re di Borgogna, in di lui luogo. Matrigna di Berengario era la marchesa Ermengarda, illustre per la sua bellezza, per la sua inquietudine politica, e pe’ suoi amanti. Questo Berengario era un oggetto che non lasciava tranquillo il sonno allo scaltro Ugone, che lo conosceva troppo ardito, troppo forte ed illustre più di quanto l’avrebbe egli desiderato. Pensando Ugone al modo di liberarsi da un tale oggetto, ricorse alla insidia, solito mezzo di un principe debole, spaventato e senza morale. Simulò la maggiore amicizia che aver si potesse per il giovine Berengario; ogni volta che di lui ragionava, palesava una simpatia, una stima di Berengario somma; ogni arte pose in opera per invitarlo a venire a Pavia alla corte d’un re che tanto fingeva di amarlo. Tutto era disposto per arrestarlo,