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derei piuttosto, che a principio sia stata posta un’aquila sul frontispizio dei tempj, perchè i più antichi erano consecrati a Giove; e da ciò sia derivata quella denominazione1.

§. 60. Le porte degli antichi tempj dorici erano più strette nella parte superiore, che al basso2; come sono alcune porte egiziane, dette da Pococke3 per tal ragione porte piramidali. Ne’ tempi a noi più vicini sono state usate queste porte alle fortificazioni, ed ai castelli, i di cui muri son fatti a scarpa, come quei dell’ingresso del Castel S. Angelo. Il Bernini ha fatta così rastremata la porta d’un muro del giardino del Papa a Castel Gandolfo, il quale va a sbiescio come i lavori esterni: ma è falso che Vignola abbia fatte due porte simili al palazzo Farnese, e qualcuna al palazzo della Cancellaria4: Vignola non ha mai posto mano a queste fabbriche5. Pare che sì fatte porte siano state proprie ai tempj dell’ordine dorico; essendo in quella maniera la porta del tempio di Cora6, che pure non è molto antico. Finalmente sono state praticate anche ai tempj d’ordine corintio, come è quello di Tivoli.

§. 61. Presso i Greci le porte non si aprivano come le nostre in dentro, ma in fuori: e perciò le persone delle comedie di Plauto7, e di Terenzio8, che vogliono uscir


di


  1. Tratta più diffusamente di questa etimologia Begero Spicil. antiq. n. 3. pag. 6. 7., ove crede, che sia derivata dall’aquila, che si metteva sopra il frontispizio, o dentro nel timpano, come dell’una, e dell’altra maniera se ne trovano esempj nelle monete principalmente. Vedi appresso al Capo iI. §. 10.
  2. Vedi Demst. De Etrur. reg. Tom. I. Tab. 21. pag. 266., ove dà un vaso dei così detti etruschi, in cui è una porta rastremata.
  3. Descript. of the East, ec. Tom. I. p. 107. Confer Descript. des pierr. grav. da Cabin. de Stosch, class. 1. sect. 2. n. 39. pag. 10. 11.
  4. Daviler Cours d’architecture.
  5. Avrei desiderato qualche prova di questa asserzione; mentre è comune tradizione, la riportano tanti altri scrittori, che Vignola abbia fatta la porta corintia della chiesa de’ Ss. Lorenzo e Damaso alla Cancellaria, e abbia disegnata anche una porta dorica per la Cancellaria stessa, che poi non fu messa in opera; e abbia fatta quella parte del palazzo Farnese, ove è la galleria dipinta dai Caracci, e molti ornamenti di porte, finestre, e di cammini. Vedi il sig. Milizia Le vite de’ più celebri arch. Tom. iI. nella di lui vita pag. 23.
  6. Vedi Piranesi Antich. di Cora, Tav. 9.
  7. Amphitr. act. 1. sc. 2. v. 35., Aulul. act. 4. sc. 5. vers. 5., Casina, act. 2. sc. 1. vers. 15., Curcul. act. 4. sc. 1. vers. 25., Bacch. act. 2. sc. 2. vers. 55.
  8. Andria, act. 4. sc. 1. vers. 59. Terenzio l’ha tradotta dal greco originale di Menandro; e la scena si rappresenta in Atene.