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sull’Architettura degli Antichi. | 61 |
che venivano sostenuti da colonne, come si vede al tempio di Pallade nel Foro di Nerva, e all’arco di Costantino. Nella fletta guisa è fabbricato il portale del tempio di Castore e Polluce a Napoli, ove oggidì è la chiesa di s. Paolo de’ Padri Teatini; siccome anche il tempio di Giove Olimpico in Atene1, che l’imperator Adriano fece terminare, ove le colonne anche di fianco reggono dei travi, che sporgono in fuori, come in quel portale.
$. 52. L’ultimo ordine, che gli antichi hanno ritrovato, è l’ordine composito, o romano, il quale in altro non consiste che in una colonna con capitello corintio, cui si sono aggiunte le volute dell’ordine jonico. L’arco di Tito è il più antico edifizio, che ci sia rimasto di quell’ordine.
§. 53. Dobbiamo ancora osservare riguardo alle colonne in generale, che il solo edifizio antico noto in Italia, nel quale ciascuna colonna abbia il suo piedistallo particolare, è un tempio d’Assisi nell’Umbria2. La stessa particolarità si vede in due edifizj di Palmira3, e ad un tempio rappresentato nell’antico musaico di Palestrina4.
§. 54. Non è cosa meno singolare il vedere, che gli antichi hanno usate anche delle colonne ovali, come lo sono quelle, che si trovano nell’isola di Delo. Il signor le Roy, che ne parla5, nota a quella occasione, che v’ha un capitello, appartenente ad una colonna ovale, in Roma alla Trinità de’ monti; senza badare, che incontro a questo nella parte opposta delle scale ve n’è un altro, che perfettamente gli rassomiglia. Ci sono anche in Roma due colonne ovali di granito bianco nel cortile del palazzo Massimi
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- ↑ Pococke Tom. iI. par. 2. pl.78.
- ↑ Pallad. Archit. lib. 4.. cap. 26. [Quest’architetto lo ha fatto più alto della tua vera misura.
- ↑ Wood Ruin. de Palm. pl. 4.
- ↑ Vedi Tom. iI. pag. 311. seg. Si vede pure a un tempio in un bassorilievo già della villa Medici, ora nella galleria Granducale a Firenze, dato dal Piranesi Della magnif. de’ Rom. Tav. 38. fig. 1., e da noi ripetuto in fine di questo Tomo Tav. XVII.
- ↑ Tom. iI. par. 2. pag. 51. pl. 26.