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58 O s s e r v a z i o n i

vece di columnarum, si dovesse leggere capitulorum1. I tempj del portico di Metello sarebbero dunque stati d’ordine jonico2. Che siansi poste in altre volute delle figure allegoriche, non può mettersi in dubbio; e ne abbiamo prova manifesta in sei capitelli jonici nella chiesa di s. Maria in Trastevere, ove per rosetta dell’occhio è collocato un busto d’Arpocrate col dito alla bocca. Nella chiesa di s. Galla, detta anche s. Maria in Portico, cioè a dire, nel Portico di Metello, o d’Ottavia, v’erano ancora al tempo di Bellori3 delle colonne con capitelli jonici; e probabilmente ve ne sono stati de’ simili a quelli, de’ quali abbiamo parlato; ma oggidì vi sono dei pilastri in vece delle colonne; e queste sono in maniera barbara in mezzo di quelli; come è pure stato fatto a’ dì nostri nella chiesa di santa Croce in Gerusalemme.

§. 47. Negli antichi capitelli jonici le volute sono collocate in una linea dritta orizontale; e sono tal volta rivoltate in fuori alle colonne degli angoli, quali li vedono al tempio di Eretteo4. Nei quali ultimi tempi dell’antichità si cominciò a rivoltare in fuori tutte le volute, come può vedersi fra le altre, al tempio così detto della Concordia5,


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    dere agli architetti le leggi, che si hanno nelle Pandette al libro p. titolo De operibus publicis. Secondo ciò che narra Plinio la proibizione fatta a Sauro, e Batraco mostra di essere stata particolare per essi in quella occasione; e quanto al tempo fu molto anteriore all’imperator Adriano.

  1. Al luogo citato dei Monumenti antichi, pag. 270. Winkelmann dice interrogativamente quello stesso sentimento, mostrando quasi di approvare una simile correzione; ma questa resterà esclusa se si rifletta a ciò, che si è detto nella nota avanti, e principalmente alla distinzione, che fa Plinio di spira, e di capitello.
  2. Questa conseguenza non si potrà ricavare dal passo di Plinio, secondo ciò, che si è detto; siccome né anche si potrà dire, che il capitello di s. Lorenzo appartenere al tempio, o tempj nominati da lui; mentre egli non dice, come probabilmente lo avrebbe detto, se quegli emblemi fossero posti eziandio ai capitelli. Potrebbe piuttosto la stessa conseguenza tirarli da Polluce, il quale al luogo citato lib. 7. cap. 27. segm. 121., chiama σπείρα spira la base delle colonne ioniche, a differenza della base delle colonne doriche, detta da lui στυλοβάτη stylobata. Ma Vitruvio lib. 3. cap. 3. non fa veruna distinzione dell’ordine, a cui la spira convenga specialmente; e vediamo anche negli ordini corintio, e composito le basi con due tori lavorati di sculture. Si veda nell’indice dei rami alla Tav. XVII. di questo Tomo.
  3. Nota ad fragm. vet. Romæ, Tab. 2. pag. 10.
  4. Le Roy Ruines des plus beaux monum. ec., Tom. I. par. 2. pag. 51. [ Vedi appresso al Capo iI. §. 12.
  5. Vedi Tom. iI. pag. 413.