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56 | O s s e r v a z i o n i |
riferisce1 di questi due architetti, che non avendo potuto mettere il loro nome su quel tempio, lo aveano indicato per mezzo della ranocchia, e della lucertola, animali che in greco erano appunto significati dai loro nomi; e dice lo stesso scrittore , che gli aveano posti in columnarum spiris. Arduino2 pensa che fossero scolpiti sulla base delle colonne, vale a dire sul toro, perchè altrove Plinio dà il nome di spira a quella parte3; ma egli non si è ricordato, che Vitruvio chiama collo stesso nome anche le volute4. Io credo pertanto che Plinio siasi servito in quel luogo della parola spira nella sua significazione propria, e primitiva, volendo esprimere una spirale come quella, che forma il serpe intorno a sè stesso: tanto più, che in un sarcofago, che si vede nel palazzo della Farnesina, v’è sopra l’iscrizione5 un capitello jonico del più squisito lavoro, le di cui volute sono realmente formate da serpi uno coll’altro attortigliati. Plinio parla anche qui della spirale delle volute ioniche; e per conseguenza i nomi allegorici degli artisti sono rappresentati nelle volute, come noi vediamo nel capitello, di cui si tratta6. Sarebbe un ardire il voler pretendere, che in
vece |
- ↑ lib. 36. cap. 5. sect. 4. §. 14.
- ↑ ad Plin. lib. 36. c. 24. sect. 56. not. 7.
- ↑ loc. cit.
- ↑ lib. 1. cap. 2. [ Vitruvio dice spira il toro della base, e la base tutta della colonna nello stesso senso, che Plinio: e il nostro Autore lo ha poi riflettuto nei Monumenti antichi inediti, loc. cit. pag. 269.
- ↑ Gruter. Tom. iI. pag. 593. n. 2.
- ↑ Non bisogna supporre quel che è in
gna prostilo peristilo, cioè con un portico davanti, e co’ portici laterali, ma senza postico. Or quella discordanza di Vitruvio con que’ frammenti potrebbe sciogliersi con un’iscrizione mutilata, che si conserva nel palazzo Albani, e che fu scoperta nel cavare in que’ siti medesimi ov’erano anticamente questi templi, Bellori loc. cit. pag. 10. Dicesi in essa che Adriano fece ristaurare que’ templi, has ædes, deformati da un incendio; e supposto che l’iscrizione parli de’ templi di Giove e di Giunone, racchiusi nel portico di Metello, come pretende il Bellori, potrebbe, quanto al tempio di Giove, dirsi, che il portico deretano danneggiato dal fuoco, nel risarcirsi il tempio, fusse stato demolito; talchè Adriano l’avesse accresciuto di portici laterali, cioè, ch’egli avesse ridotto il tempio a peristilo, nel quale stato si farà trovata questa fabbrica in tempo di Settimio Severo, quando fu fatta quell’antica pianta di Roma. Non dirò poi, che i due templi di cui si tratta, furono i primi di Roma fabbricati di marmo„. Da quelle riflessioni si confuta l’errore del P. Arduino nella nota al luogo di Plinio da citarsi qui appresso not. b., ove pretende, che i detti due tempj fabbricati da Sauro e Batraco secondo Plinio, fossero il tempio di Giunone, e di Apollo: errore, che viene pur confutato dallo stesso contesto di Plinio, il quale segue a parlare del tempio di Giove, e di Giunone. Della pianta di Roma ne parlerò nella mia dissertazione appresso.