Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/658

36

Dite alla pagina CXVIII.: Subito, che Diodoro ci dà l’ambito delle mezze colonne circolari striate di venti piedi, è molto facile trovare il diametro con una semplice operazioni di trigonometria, poichè riducesi il problema a trovare il diametro di un poligono di venti lati; gacchè sappiamo, che ogni colonna, dorica aveva 20. strie, ed ogni stria di queste colonne doveva essere di due piedi greci. Tenuta l’antica divisione del piede greca in 16. dita, troviamo con questo mezzo, che il diametro delle colonne doveva essere di piedi 12., e dita 13. la queste parole avete supposto in primo luogo, che Diodoro ci dà l’ambito delle mezze colonne circolari foriate di 20. piedi. Diodoro scrive solamente, che la circonferenza delle colonne esteriori era di 20. piedi: non dice espressamente se fossero mezze le colonne, o in fuori più del mezzo. Noi abbiamo creduto, che fossero in fuori due palmi più del mezzo; perchè Diodoro prima ha dato il diametro di piedi 12. ai pilastri interni corrispondenti alle colonne esterne; poi ha detto, che la circonferenza di queste colonne esterne era di 20. piedi, vale a dire 2 piedi più in fuori del mezzo diametro: con che mostra di non aver voluto parlare del diametro, come avea fatto dei pilastri; giacchè il diametro di quelle poteva ricavarsi dal diametro di questi; ma ha voluto notare la singolarirà di uscire le colonne fuori del muro più del loro diametro. Toccava a voi di provare, che i pilastri fossero minori nel diametro di 13. dita delle mezze colonne, e che non dovessero corrispondere. Vi poteva essere la sua ragione nel dare quell’aggetto maggiore alle mezze colonne. Si veniva così a dare loro un effetto più grandioso, che le faceva comparire quali intiere vedute a un certo punto; come si doveva cercare di farle comparire, riflettendo, che l’idea di farle in questo modo nuovo di falso-alato era stata un ripiego dell’artista per rimediare all’inconveniente della gran lunghezza degli architravi. Si rimediava anche ad un altro cattivo effetto, che avrebbero fatto gli ornati, o fasce, se mai vi fossero stati, intorno al muro, come lo fanno ai pilastri del portico dentro e fuori del Panteon quelle due fasce ornate con patere, candelabri, ed altri strumenti di sacrifizio allusivi al tempio, di restare sotto al diametro, poco meno, della colonna per non ingombrarla. Se voi aveste fatto più fabbriche, che calcoli, lo avreste capito, e non avreste aggiunto: Ora quasi quattro quinti di piede non è una quantità da disprezzarsi in 12. piedi, che era un calcolo troppo grossolano ha dato il Wink. al diametro delle nostre colonne, e che il sig. ab. Fea ha adottato ciecamente. In questo errore non sarebbero caduti quei nostri scrittori, che hanno trattato la materia per lo più superficialmente, e da semplici architetti, come dice il sig. ab. Fea dai quale perciò, e da un grande antiquario, come il Winkelmann si aveva diritto di aspettare miglior precisione di misure, che finalmente non dipendevano, che dalle più note operazioni geometriche, senza le quali non si può parlare, nè intendersi di architettura . . . Ecco come hanno alterato ambedue le proporzioni delle colonne, delle loro distanze, che si ricavano sicuramente da Diodoro. Sicuramente, con tanta perizia di far calcoli tutti diranno, che avete più che ragione; e che que’ grand’uomini lodati innanzi non avrebbero mai saputo dir peggio, benchè semplici architetti.