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Non avrei mai creduto, sig. Cavaliere, che voi foste capace di far tanto abuso dei vostri talenti; e d’impiegare così fuor di luogo le vostre cognizioni, fino a somministrarmi prove le più evidenti da convincervi, che non erat hic locus da farvi onore. Voi stesso mi obbligate a dirlo, e a provarlo contro mia voglia; onde non avrete da lagnarvi.

Dopo che avete approvata1 l’emendazione di Winkelmann nel testo di Diodoro dei 60. piedi in 160. per la larghezza nel tempio; immediatamente passate a scrivere: In tutte le altre dimensioni, che tanto il Wink., che il sig. ab. Fea ricavano dulie parole di Diodoro, ognuno però ideando un tempio diverso, noi siamo di contrario sentimento. Il sentimento di Winkelmann, e il mio2 era, che Diodoro nel dare l’altezza del tempio non vi avesse compreso il basamento di esso, che veniva a formare la grandiosa scalinata di alti scaglioni, come negli altri tempj dorici della Sicilia, e di altre parti; interpretando per basamento la parola. κρηπίδωμα crepidoma da lui usata nella descrizione, che ne dà in queste parole, che noi ripeteremo in latino, secondo l’edizione di Wesselingio 3: Fanum illud pedum CCCXL. longitudine porrectum est, ad LX. vero latitudo patet, & ad CXX. altitudo, crepidine tamen excepta, attollitur. Maximum hoc omnium est, quæ per insulam habentur, & magnitudine substructorum exteris quoque comparari meretur. Nam etiamsi molitio ista ad finem perducta non fuit, pristina tamen deformatio adhuc in conspectu est. Cum enim alii ad parietes usque templi educant, aut columnis ædes complectantur, utriusque structuræ genus huic fano commune est. Nam una cum parietibus columnæ assurgunt rotundæ extrinsecus, sed quadrata intus forma. Ambiens harum ab exteriori parte XX. pedes habet, tanta strigum amplitudine, ut corpus humanum inserere se apte queat: intrinsecus vero XII. pedes continet. Magnitudo porticuum, & sublimitas stupenda est: in quorum parte orientali Gygantum conflictus est, colatura, magnitudine, & elegantia operis excellens. Ad occasum Trojæ expugnatio efficta habetur, ubi Heroum unumquemque videre est, ad habitus sui formam elaborate fabricatam. Voi, per dare un disegno ricavato colla maggiore accuratezza da quelle poche misure date da Diodoro, avete capito, che la base della questione era il senso di quella parola; e perciò avete pensato di darle una nuova significazione. Vi siete figurato, che quel tempio, essendo posto, come la città, sopra un monte, fosse necessario con grandissime sustruzioni di uguagliare l’area dalla parte scoscesa, come fu fatto al Campidoglio sotto al palazzo Senatorio, e come in Girgenti stesso si vede fatto al tempio della Concordia: quindi avete pensato che per crepidoma Diodoro volesse intendere di quelle sustruzioni: e come se il pensarlo, e il provarlo, o supporlo provato fosse lo stesso, proseguite a dire: Sarebbe egli credibile, che Diodoro volesse magnificare questo tempio per le sustruzioni, se non si fossero vedute, e avesse dall'altezza di questo eccettuato il fondamento, se fosse stato per tutto sotterra? Abbiamo accennato sotto al prospetto del nostro tempio, come da qualche parti di esso doveano vedersi le sustruzioni, che formando, come un gran Zoccolo fatto al tempio, potremmo provare, e con Dione, e con Vitruvio, ed altri autori, che accon-

  1. Pag. CXVI.
  2. Pag. 125. segg.
  3. Lib. 13. §. 82. pag. 607.