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gli Eroi? Da un tempio di pietra tanto studiato, e fatto con tanti ornati, si potrà mai provare la precisa forma dei tempj antichissimi fatti per lo più di legno, come credo fosse, o che Euripide supponga quello della Tauride? In questi doveano esservi cose naturali, non imitate. Ora ditemi da architetto, come stessero i travi del supposto portico intorno ai tempio coi travi del palco della cella potati amendue lui muro di essa; e come tra mezzo ad essi vi fossero le metope aperte per dar lume nel tempio, o per altra ragione, che siasi?

Le fabbriche della città di Posidonia, detta poi Pesto, hanno dato occasione a voi di estendervi in parole, sì per ciò, che io dico da erudito, e da architetto in prova, che quelle grandiose fabbriche sono opera de’ Greci, non degli Etruschi; e sì perchè nel fare quel discorso nell’indice de' rami, che io stampai per accidente dopo che voi già avevate divulgati due fogli della critica all’opera del P. Paoli, non ho detto, che voi già le avevate sostenute tali contro quel dotto in scrittore, dal quale si vogliono etrusche: quali che io abbia voluto rubarvi il merito di essere stato il primo a uscire in campo; e che voi anzi mi abbiate strascinato nella vostra opinione.

Se la verità delle prove addotte in gran numero da voi corrispondesse alla franchezza, con cui le proferite, nessuno, ed io il primo, saprebbe negare, che voi dobbiate avere l’alto onore di avere rivendicato il primo all’ordine Dorico le fabbriche Pestane. Il Fatto si è però, che le vostre ragioni sono tutte imposture, e falsità manifeste. Una sola mia pagina, che io vi citi, basterà d’avanzo a persuadervene senza replica. Al solito vostro leggendo a pezzi, dalla prefazione di Winkelmann siete saltato alla pagina 472., all’indice dei rami, ove parlo a lungo delle fabbriche di Pesto; non badando così alla pagina 241., sotto alla quale notai chiarissimamente, che le dette fabbriche erano doriche. Assai più chiaramente ancora avevo ferino alla pagina 122., che tutte le fabbriche efìltenti nella Magna Grecia, e in Sicilia, della stessa forma, e ordine, come sono i tempj di Girgenti, e di Pesto, ed altre molte, erano opera dei Greci dori; dandone qualche prova, e mandando poi all’indice dei rami, ove potevo trattarne, come ne tratto di fatti, a lungo, per fare la storia di Pesto, e provare greche le sue fabbriche, con tutte quelle ragioni, che non potevo addurre in una nota, al luogo, che voi avete letto. Che vi pare?

Non credo, che potrà cadervi in mente di dire, che i fogli corrispondenti alle citate pagine, fossero pubblicati dopo dei vostri, quando furono pubblicati infallantemente sei, e otto mesi prima che io sapessi la vostra intenzione di scrivere contro il libro del P. Paoli, e forse prima che vi passasse pel capo. In caso, che mai pensasse diversamente, ve ne persuaderebbero i cinquanta fogli stampati tra mezzo; e la lunga mia dissertazione sulle rovine di Roma di venti fogli, che neppur era finita di comporre; e per la quale dovetti sospendere la stampa due mesi intieri. Ve ne persuaderebbe anche la data dell’anno 1784. posta alla pagina 217. per indicare, che scrivevo quella nota nello stesso anno; ed anche una riflessione, che potete fare sopra la pagina 261., nella quale illustro due lapidi