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o il toscano, di cui crede lo Chambray1 che sia quella Colonna, e il sig. le Roy2 questa, e quella di M. Aurelio.

Del frammento degli orti Colonnesi lo stesso Winkelmann ha detto3 come voi, che non si poteva accertare del tempo di Aureliano; e che è poco ornato, non avendo che tre gran tratti di fogliami. Che se per tutta quella fabbrica vedrete il Palladio4, egli vi dirà, che dovea essere la maggiore, e la più ornata di Roma, quale si vede dagli ornamenti di quelle parti, che ne riporta. Non mi negherete poi, se avete occhi, e se credete al vostro Serlio5, che l’arco di Settimio Severo sia molto ornato, e riccamente lavorato; e che lo sia quanto altra cosa, che sia in Roma, al dire dello stesso Serlio6, l’arco di Gallieno a s. Giorgio in Velabro, fatti amendue prima di Aureliano.

Molto più direte come Winkelmann quasi dominante quel gusto al tempo di Tito, se penserete con me, e con tutti credo gli architetti, che il Serlio al luogo citato da voi per fargli onore, sognò grossolanamente, mostrando di credere, che l’arco di quell’imperatore, come tanti altri, sia così ornato, perchè fosse fatto di spoglie di altre fabbriche, e forse in fretta. Vorrei che egli avesse portato un documento storico dell’essere stato inalzato in fretta, se egli così credeva; non avendosene altra memoria se non se l’iscrizione appostavi, in cui si dice eretto dal Senato a Tito Divo, vale a dire già morto; come si prova anche dall’apoteosi di lui rappresentata nella volta dell’arco nella figura senza barba portata da un’aquila, creduta grossolanamente un Giove coll’aquila dallo stesso. E per provare che non fu fatto così nè in fretta, nè di pezzi di altre fabbriche, ma per un genio del tempo, dovea bastare al Serlio, uomo anche di tanta supposta profonda dottrina architettonica, l’osservare, che il tempio di Pallade nel foro di Nerva, e quello detto di Giove Tonante in Campidoglio, fabbriche credute con molta ragione fatta la prima, e restaurata la seconda da Domiziano, sono a un di presso carichi ugualmente d’ornati, e dello stesso gusto; siccome lo sia anche il tempio della Pace eretto da Vespasiano, secondo le tavole del Palladio7.

A provare il gusto de’ soverchi ornati anche prima di Tito, ed ai tempi di Augusto, recate in esempio i due tempj di Pola, e di Castore e Polluce a Napoli. Del primo osserva il sig. le Roy8 che è ricco d’ornati, ma non eccedente: e comunque sia l’uno, e l’altro, che al certo non sono molto carichi, avreste dovuto osservare, che Winkelmann assai giustamente scriveva altrove9, che fin dai tempi di Augusto nelle Provincie, o fuori di Roma, s’introdusse il gusto guasto, e corrotto nell’architettura; come Vitruvio prevedea che si farebbe presto introdotto da per tutto.

L’istessa vostra inavvertenza, o troppa fretta di volere o leggere, o criticare all’improviso, vi ha fatto gettare al vento alcune dotte osserva-

  1. Paral. de l’archit. anc. sec. part. chap. 1. Paris 1702.
  2. Les Ruin. des plus beaux mon. ec. par. II. princ. pag. 2.
  3. Pag. 88, e segg.
  4. Lib, 4. cap. 12. tav. 6.
  5. Lib. 3. pag. 110.
  6. Pag. 109.
  7. Lib. 4. cap. 6. tav. 6.
  8. Princ. e par. 2. pl. 29. 30.
  9. Pag. 215. e Tom. II. pag. 125. e 335.