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vi ha detto, che per trattare di un negozio, per sentire oratori, per rendere ragione, fossero necessarie le quattro parti di tutto l’edilizio, o fosse l’esterno di un tempio, o l’interno di una basilica? Avete mai letto negli antichi o semplici architetti, o semplici eruditi, che queste cose non potesserò trattarsi in una stessa fabbrica contemporaneamente? Se vi si fosse trattato di un solo altare, ditemi in cortesia, in qual luogo della basilica dovea postarsi il giudice, l’oratore, o altri che fosse, per farsi intendere senza un gravissimo incommodo da tutti gli uditori, che stavano sotto il colonnato, intorno, e in altre parti di un edifizio quadrilungo? Vi pare, che io abbia detto troppo, se ho detto, che voi scrivete con poca riflessione? Mi dispiace, che ne abbiate date altre riprove anche più forti, che soffrirete in pace di sentirvele mostrare.
Alla pagina 88. dice Winkelmann, che fu certamente ai tempi di Nerone, che si cominciò a far uso di ornamenti inutili, vedendosi, che un tal gusto già dominava ai tempi di Tito, come può notarsi nel suo arco: e molto più andò crescendo sotto i seguenti imperatori, come si scrge al tempio di Palmira de’ tempi di Aureliano. Su quella osservazione voi riflettete così: Ognuno crederebbe, che in due secoli e più, che corrono da Nerone ad Aureliano, il gusto di ornare soverchiamente fosse andato crescendo, come che avanti di Nerone non ve ne fosse esempio. L’arco di Tito, che egli dà per esempio, notò già il Serlio1 essere un poco troppo carico d’intagli, e di membri nelle cornici. Or questo difetto, che non si scorge al Panteon, pure si trova nel tempio di Castore e Polluce, e in quello di Pola riportati dal Palladio2, che conviene in forza delle loro iscrizioni riporre nel tempo d’Augusto. Al contrario vi sono monumenti posteriori a Nerone molto giudiziosamente ornati nelle cornici, come sarebbe il tempio d’Antonino e Faustina, il frammento di cornice degli orti Colonnesi, che dalla forma dei modiglioni, se non è del tempo di Aureliano, conviene riporre molto lontano da Augusto; la Colonna Trajana, ed altri. Davvero, che a prima vista ognuno giudicherà, che voi parliate da dotto arrtista pratico dei varj monumenti d’architettura, e della storia di essa; e supporrà che abbiate letta bene l’opera di Winkelmann da capo a fondo. Se non chè, esaminando a parte a parte il vostro discorso, io trovo, che è tutto fuor di luogo. Potrebbe dirsi primieramente, che Winkelmann parla del gusto di ornare quasi dominante, e generale al tempo di Tito, cresciuto molto più determinatamente al tempo di Aureliano. Ma sia anche sua mente di comprendere tutto quel tempo di seguito; egli non potrà esser impugnato con addurre uno, o due esempj anteriori a quell’epoca di Tito, e qualche altro posteriore, in cui un tal gusto fosse alquanto diverso. Che voi diciate giudiziosamente ornato il tempio di Antonino e Faustina, e la Colonna Trajana, io ve lo accordo: saranno eccezioni della regola; quantunque non possiate negare, che il detto tempio, se è ornato giudiziosamente, è però assai più ornato del Panteon; e che la Colonna Trajana ornata anch’ella giudiziosamente nel capitello, e nella base per corrispondere ai bassirilievi del corpo; è ornata però molto più di quello porti il semplice ordine dorico,