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aggiunte 603


Tom. I. pag. 41. col. 1. Il vaso di agata, che ivi si nomina, è il celebre vaso già del museo Farnese a Panna, ora nel museo di Capo di monte a Napoli, come ho detto nel Tom. iiI. 531.

Pag. 103. Il passo di Erodoto, che ivi cito, non va inteso di parrucca, come ho avvisato nel Tom. iiI. 421. Clemente Alessandrino parla della parrucca portata dai viventi al tempo suo; e quello, che la portava nella processione isiaca non era un sacerdote, ma un di quei buffoni, che andavan girando per la città prima, che cominciasse la processione .

Pag. 185. Si tolga la nota a, perchè l’ara, di cui parla Winkelmann, è un’altra, non pubblicata dal Foggini .

Pag. 213. lin. 3. in fine, si aggiunga in no- ta a . Il primo a chiamare quelli vali etruschi fu probabilmente il Dempstero, che scrisse prima del Buonarruoti, e ne diede qualcuno.

Pag. 220. not. a in vece di num. si legga pag.

Pag. 265. col. lin. ult. leggasi: Ennio nell’Alcmeone.

Pag. 284. lin. 10. si legga. Oltre le due statue sdrajate, una nella galleria Granducale, e l’altra più bella nella villa Borghese.

Pag. 316. col. 1. lin. pen. di quella isola, si legga, di quella città .

Pae. 356. lin. 24. si deve aggiugnere: Pallade della villa Albani (a), Mon. ant. ined. n. 17.

Pag. 367. lin. 13 si legga: Venere celeste da Giunone .

Pag. 432. col. 1. Il sig. Eckhel Numi vet. anecd. Tab. 2. pag. 33. dà per certo, che Taras sia il nome della città, anzichè di Taras fondatore di essa, benchè a lui attribuisca la figura portata dal delfino .

Tom. II. pag. 11. col. 1. lin. 9. si legga: marmo pentelico, delle quali poi in appresso fu coperto il detto tempio; e fi veda Tom. iiI. pag. 23. col. 2.

Pag. 13. col. 1. lin. 5. si aggiunga: dal contesto pare che Cicerone intenda parlare piuttosto di lettere piene fitte, e lunghe.

Pag. 109. Alla nota a si legga: Quella, che sta nel casino, di cui dà la figura il Cavaceppi Raccolta di statue, Tom. I. Tav. 1.

Pag. 137. dopo la nota c si aggiunga: Plinio dice che Cleofanto venne in Italia con Demarato padre di Tarquinio Prisco; ma poi non dice, che insegnasse la pittura ai Romani. Si veda anche il Tom. iiI. pag. 491.

Pag. 191. dopo la nota c si aggiunga: Per dire frassino si dovea dire μελία, sebbene è più probabile che la vera lezione di Pausania sia μῆλα, che vuol dire pomi, ed era forse il ramo di pomi convenienti a Venere per allusione alla vittoria d’Ida, come osserva il sh. Visconti Tom. iI. Tav. 13. pag. 27.

Pag. 192. col. 1. in fine, si aggiunga: se pure non vogliamo credere con maggior probabilità col lodato Visconti, che gli Etiopi vi fossero rappresentati per indicare la Libia, o l’Arabia vicina all’Etiopia, come patria dei più ricchi balsami, e che la corona conveniente anche a Venere avesse le immagini delle Vittorie per quelle riportate sulle dee rivali, e i cervi, che le framezzavano per indizio, che non erano vittorie dei forti .

Pag. 219. Intorno al πόλος polo in capo alla Fortuna, si vedano le dotte osservazioni del lodato Visconti loc. cit. Tav. 12. pag. 23.

Pag. 365. lin. 13. si deve emendare, come ho emendato nel Tomo iiI .pag. 44.: volendo riedificare il tempio di Giove Capitolino.

Pag. 370. not. *: Dopo essere passata quella lapida con tutti gli altri monumenti della villa Negroni nel tempo, che si compiva la stampa di questo Tomo, in potere, e in casa del signor Jenkins, il lodato ch. Visconti l’ha fatta ripulire, e l’ha letta in tutto quello, che vi è conservato; e me l’ha gentilmente comunicata colla sua spiegazione come siegue .


Θ. Κ


ΠΑΤΡΙС ƐΜΟΙ ΖΗΝω
ΝΙ ΜΑΚΑΡΤΑΤΗ ƐСΤ ΑΦΡΟΔΙ
СΙΑС ΠΟΛΛΑ ΔƐ ΑСΤƐΑ ΠΙСΤΟС
ƐΜΑΙСΙ ΤƐΧΝΑΙСΙ ΔΙƐΛΘωΝ
ΚΑΙ ΤƐΥΞΑС ΖΗΝωΝΙ ΝƐω
ΠΡΟΤƐΘΝΗΚΟΤΙ ΠΑΙΔΙ
ΤΥΜΒΟΝ ΚΑΙ СΤΗΛΗΝ ΚΑΙ
ƐΙΚΟΝΑС ΑΥΤΟС ƐΓΛΥΨΑ
ΤΑΙСΙΝ ƐΜΑΙС ΠΑΛΑΜΑΙСΙ
ΤƐΧΝΑΙССΑΜΕΝΟС ΚΛΥΤΟΝ
ƐΡΓΟΝ . . . . . .


Diis Inferis
Patria mihi Zeno
ni beata est Aphrodi
sias multas vero urbes fisus
meis artibus peragrans
et conficiens Zenoni adolescenti
præmortuo filio
sepulcrum et cippum et
imagines ipse sculpsi
meis manibus
fabrefaciens inclytum
opus