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sull’Architettura degli Antichi. 39

fabbriche ordinarie, e nei sepolcri, l’interno de’ quali non era fatto colla medesima pulizia, l’incrostatura ha due dita di grossezza. E’ singolarissima la notizia, che Sante Bartoli1 ha data di certe camere, le cui mura erano incamiciate con lastre di rame sottilissime. Esse furono scoperte al tempo dello stesso scrittore, cioè verso il fine dello scorso secolo, a poca distanza da Marino, in un luogo detto le Frattocchie2, ove altra volta era stata trovata la famosa Apoteosi d’Omero, che vedesi in casa Colonna, e ove credesi che abbia avuta l’imperator Claudio la sua villa3.

§. 31. Il pavimento de’ bagni, e di altre fabbriche era talvolta fatto di piccoli mattoni messi di costa, in maniera che facevano angolo insieme, come si pratica anche a’ dì nostri; e ne sono lastricate le strade di Siena, e di tutti i paesi dello stato d’Urbino. Questa specie di lavoro si chiama spina pesce, per la somiglianza, che hanno le filare dei mattoni colle spine dei pesci4. Gli antichi lo chiamavano opus spicatum, perchè i mattoni sono anche disposti come i granelli nella spiga; lavoro, che Perrault non ha faputo intendere, secondo che altri ha già osservato5. Si copriva il pavimento così fatto con calce mescolata di testacei pesti, e sovente al di sopra vi si poneva il musaico. Si vede un


so-


    stro Autore Tom. iI. pag. 241. §. 10., è fatto certamente con particolar diligenza, ed è di tre diversi ordini, o mani. Ved. Ficoroni Osservaz. ec. pag. 27.

  1. Nella notizia delle antichità scoperte, che si trova in fine dell’opera intitolata: Roma antica, e moderna.
  2. Winkelmann ha probabilmente scritto di memoria questa notizia, equivocando tra Sante Bartoli, e Flaminio Vacca. Il primo è stato valente disegnatore, e incisore celeberrimo, ma non già scrittore, per quanto io sappia. L’altro ha scritte nel 1594. le Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma, che l’Andreoli aggiunse in fine della Roma antica del Nardini ristampata in Roma nel 1704., e in queste Memorie, n. 101., il Vacca dà quella notizia della stanza, e del luogo, ove fu trovata, che è sul monte Aventino incontro alla chiesa di s. Saba. Ecco le di lui parole. „Flaminio Galgano padrone di una vigna in contro santo Savo, dove si cavano li tufi per far le mura della città, mi raccontò, che cavandosi alle radici di quel monte, si trovò dentro il tufo uno stanzino molto adorno, col pavimento fatto di agata, e corniola, e li muri foderati di rame dorati con alcune medaglie commesse, con piatti, e bocali, tutti istromenti da sagrifizj; ma ogni cosa aveva patito fuoco: il detto stanzino non aveva nè porte, nè finestre, e vi si scendeva per di sopra.
  3. Vedi Tom. iI. pag. 215.
  4. Vedine un saggio nella Tav. XII.
  5. De la Bastie Remarq. sur. quelq. inscrip. ant. Acad. des Inscr. Tom. XV. Mém. p. 442.