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la parte della cella, in cui è la cappella attualmente, e la cameretta al di sopra, che comunica con le scale.

La figura seconda della Tavola XIX. lettera C. dà le parti in grande del cornicione veduto di facciata, e preso sopra l’intercolonnio di mezzo: vi si vede lo scompartimento de’ mutuli, e le gocce nella cornice, con le differenti modinature, che la compongono: vi si vede ancora la distribuzione de’ triglifi, e delle metope nel fregio, e la distribuzione delle gocce nell’architrave corrispondente ai triglifi.

XIX. D. La figura prima fa vedere la sezione del cornicione, e del frontone prefa nel mezzo del tempio: vi si vede il profilo dell’architrave, fregio, e cornice; quanto siano in pendio i modiglioni nella cornice, il profilo del timpano del frontone, e della cornice al di sopra; e la maniera, con cui le pietre fono disposte per la costruzione in tutti i differenti membri, che ora noi abbiamo descritti.

La figura seconda fa vedere la pianta del soffitto della cornice, la pianta dei mutuli con le loro gocce, e l’intervallo, che li separa, la maniera con cui fono disposti nell’angolo: vi si vede ancora la pianta de’ triglifi di mezzo, e di quelli dell’angolo.

La figura terza dà il capitello veduto in grande, con un disegno più in grande delle piccole modinature, che sono sotto l’ovolo, e la maniera, con cui quest’ovolo diviene compresso. Sotto si è posta la pianta del capitello, con le sue scanalature„.

Fin qui è la descrizione del signor Barbier. Noi abbiamo già osservato qui avanti alla pag. 121. segg., coll’autorità di Diodoro, che questo tempio, e quello di Giove Olimpico sono stati inalzati prima dell’olimpiade xciii., in cui gli Agrigentini furono soggiogati dai Cartaginesi. Prima di questa olimpiade, in cui furono prese dai Cartaginefi anche altre città dell’sfola, Agrigento, e tutte le altre generalmente erano città floridissime, e potentissime, e dello stesso trasporto per le belle arti, e i monumenti, che gli altri Greci. Le monete sono per lo più d’una bellezza inarrivabile. I Cartaginesi portarono secoloro da Agrigento coll’immensa preda una

Tom. III. S s s gran